Un gruppo di ricercatori dell'istituto KAIST, in collaborazione con l'Università Nazionale di Seoul, POSTECH ed ETRI, ha presentato un prototipo di lenti a contatto diagnostiche di nuova generazione. La peculiarità del progetto risiede nell'impiego di dispositivi OLED flessibili e in un sistema di alimentazione senza fili, una combinazione che apre nuovi scenari nel campo della diagnostica oftalmica.
L'obiettivo è rendere più semplice e meno invasivo l'esame delle funzionalità della retina, un aspetto fondamentale per la prevenzione e il monitoraggio di diverse patologie oculari. Ma in futuro la tecnologia potrebbe avere anche altre applicazioni.
La ricerca sulle lenti a contatto con OLED flessibili
Tradizionalmente, il metodo più diffuso per valutare la salute retinica è l'elettroretinografia (ERG). Questa tecnica, utilizzata da decenni, misura la risposta elettrica della retina a stimoli luminosi e consente di diagnosticare malattie ereditarie o di rilevare un deterioramento funzionale progressivo. Tuttavia, l'ERG convenzionale richiede apparecchiature ingombranti e poco pratiche: il paziente deve restare immobile in una stanza oscurata, mantenendo gli occhi aperti per un periodo prolungato. La procedura, oltre a risultare scomoda, limita le possibilità di monitoraggio frequente e in condizioni diverse dall'ambiente clinico.
Le lenti a contatto sviluppate dai ricercatori coreani introducono un approccio radicalmente diverso. Integrando un sottile strato di OLED flessibile, il dispositivo è in grado di fornire stimoli luminosi direttamente all'occhio in modo mirato e controllato. L'alimentazione avviene tramite un sistema wireless che elimina la necessità di collegamenti esterni, rendendo l'esperienza meno invasiva per il paziente. Secondo i ricercatori, questa soluzione non solo riproduce l'efficacia delle apparecchiature tradizionali, ma offre un livello superiore di comfort e praticità.
Ma il potenziale del dispositivo va oltre la semplice diagnostica. Le lenti potrebbero essere utilizzate in futuro per applicazioni terapeutiche, come il trattamento della miopia o la modulazione di segnali neuronali attraverso stimolazioni luminose specifiche. Altre prospettive includono l'analisi di bio-segnali oculari e l'integrazione con sistemi di realtà aumentata, dove il contatto diretto con l'occhio potrebbe diventare un canale privilegiato per veicolare informazioni visive o monitorare parametri biometrici in tempo reale.
Restano da affrontare problematiche legate alla sicurezza, alla durata dei materiali e alla standardizzazione dei protocolli di utilizzo, ma lo sviluppo è senza dubbio interessante: voi che cosa ne pensate? Diteci la vostra nei commenti. Intanto un paziente con SLA è riuscito a controllare un iPad con il pensiero, grazie a Stentrode di Synchron e al protocollo Apple BCI HID.