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Jurassic World: La rinascita, la recensione del nuovo film con i dinosauri e Scarlet Johansson

Il regista Gareth Edwards ci porta a caccia di dinosauri insieme a Scarlet Johansson nel nuovo capitolo di Jurassic World: La rinascita.

RECENSIONE di Christian Colli   —   03/07/2025
Jurassic World: La rinascita

Uno dei temi che Jurassic World: La rinascita affronta nel corso delle sue due orette è l'idea che ci si sia stufati dei dinosauri. È un'argomentazione molto "meta": sono passati cinque anni dal film precedente (in realtà soltanto tre per noi) e i dinosauri - che si erano diffusi per il pianeta alla fine de Il regno distrutto - non fanno più notizia. Anzi, per molti questi rettili giganti sono diventati una vera seccatura. Dentro lo schermo, ma anche fuori: arrivati al settimo film di un franchise ispirato ai romanzi di Michael Crichton, che erano soltanto due, le idee cominciano a scarseggiare.

Così la Universal si è rivolta a David Koepp, famoso sceneggiatore hollywoodiano che ha collaborato con Steven Spielberg ai primi due Jurassic Park e firmato film del calibro di Carlito's Way, Mission: Impossible e Spider-Man. A Koepp hanno affiancato Gareth Edwards, visionario regista di Star Wars: Rogue One, Monsters, The Creator e Godzilla (2014).

Sulla carta si tratta di un binomio da urlo assicurarsi che il pubblico torni ad appassionarsi ai dinosauri. Avrà funzionato?

Un reboot che è uno spin-off

Una volta chiusa la trilogia moderna col mediocre Jurassic World: Il dominio, alla Universal hanno pensato di ripetere lo stratagemma del primo film con cui è cominciata la suddetta trilogia, cioè hanno optato per un'avventura autoconclusiva che potrebbe o non potrebbe continuare, una pellicola a metà tra un sequel e uno spin-off sulla falsariga di Jurassic Park 3. In realtà, La rinascita è un po' un amalgama dei primi tre film, un Jurassic World fatto di chiari rimandi alla trilogia originale e ai romanzi di Crichton, un ritorno alle origini che in un certo senso giustifica un sottotitolo che sembra più riferirsi al franchise che a una narrativa precisa.

I dinosauri, infatti, si stanno estinguendo di nuovo. Il cambiamento climatico e l'umanità hanno spinto i lucertoloni sopravvissuti intorno all'equatore, dove le temperature garantiscono loro un ambiente più simile a quello preistorico. Un ambiente in cui è assolutamente vietato introdursi, soprattutto se si vuole restare in vita. La ParkerGenix, che si è comprata a buon mercato ciò che restava della InGen e della BioSyn, ha un'altra idea: inviare una squadra di mercenari prezzolati a recuperare il sangue di tre dinosauri specifici - Mosasauro, Quetzacoatlus e Titanosauro - per ricavarne un costosissimo farmaco in grado di curare le malattie cardiovascolari.

Il team include il cattivo di turno (Rupert Friend), l'archeologo buono e appassionato interpretato dal Jonathan Bailey di Bridgerton, e due mercenari non proprio tutto d'un pezzo, che sono Scarlet Johansson e Maharsala Ali: Koepp evita gli stereotipi, caratterizzando due ex marine che pensano soprattutto ai soldi, ma che hanno anche un'anima e una vita privata che emerge nelle loro conversazioni. Ah, ci sono anche altri tre mercenari la cui caratterizzazione sommaria e superficiale li marchia come morti che camminano fin dall'inizio, tanto valeva fargli indossare delle magliette rosse di trekkiana memoria.

Jonathan Bailey e Scarlet Johansson in una scena del film
Jonathan Bailey e Scarlet Johansson in una scena del film

Nonostante manchi una certa fantasia al cast principale, che alla fine è una versione ridimensionata di quello de Il mondo perduto - film cui principalmente si ispira questo Jurassic World - bisogna dire che Koepp scrive i personaggi in maniera convincente, mentre la Johansson, Ali e soprattutto Bailey fanno il resto con la loro bravura, vendendo al pubblico dei protagonisti accattivanti ai quali ci si affeziona praticamente subito. La sorpresa, però, è l'altra metà del cast. I nostri mercenari soccorrono un'imbarcazione rovesciatasi in alto mare per gentile concessione del Mosasauro, portando in salvo una famigliola composta da papà, figlia piccola, figlia grande e fidanzato strafumato di quest'ultima. Detta così potrebbe sembrare la classica sottotrama riempitivo per grandi e piccini, invece la famiglia Delgado funziona molto meglio del previsto e conferisce al film un'umanità necessaria.

Jurassic World Evolution 3 è stato annunciato in via ufficiale con un trailer e una data di uscita Jurassic World Evolution 3 è stato annunciato in via ufficiale con un trailer e una data di uscita

A questo punto inizia davvero il film. La banda raggiunge l'isola di Ile Saint-Hubert, dove la InGen faceva gli esperimenti con i dinosauri ai tempi del primo parco, inventandosi roba tipo il Distortus Rex e i Mutadon, combinazioni genetiche che ora scorrazzano liberamente per la giungla in cui sono dispersi i nostri eroi: i mercenari da una parte, alla ricerca del sangue perduto, e la famiglia latina dall'altra, che vuole solo trovare un modo per tornare a casa.

Ritorno alle origini

Jurassic World: La rinascita torna alle origini non solo da un punto di vista narrativo, abbandonando cioè le trame cervellotiche e le derive cospirazioniste da spy story della trilogia precedente per un'avventura di sopravvivenza più dritta e concisa, ma anche nel senso del puro e semplice spettacolo visivo. Ormai i dinosauri li conosciamo, li abbiamo visti sul grande schermo sotto forma di animatroni e di computer grafica, quindi il trucco non sta più nello stupire col semplice dinosauro. Non sorprende, perciò, che Edwards si sia rivolto a uno come John Mathieson, che ha già diretto la fotografia di una pletora di film, tra i quali spiccano Il gladiatore e Le crociate.

La sottotrama della famiglia Delgado funziona soltanto in parte
La sottotrama della famiglia Delgado funziona soltanto in parte

E in questo senso il nuovo Jurassic World non delude. Certo, non si resta più a bocca aperta come nel '93, ma la scelta di girare il film in Tailandia, mischiando gli scenari locali con la sofisticata computer grafica che anima i dinosauri, ha permesso a Edwards di sbizzarrirsi nelle inquadrature e di restituire quel senso di magnificenza che caratterizzava i primi Jurassic Park, specialmente nelle scene più compassate - come l'incontro con i Titanosauri - e in quelle più adrenaliniche, come la famigerata fuga in gommone che Koepp ha preso in prestito direttamente dai romanzi di Crichton: una delle scene più attese da, tipo, sempre, che nel nuovo film funziona solo in parte, pur essendo dannatamente spettacolare.

La rinascita ha infatti un problema, e anche bello grosso, di intelligenza. I protagonisti fanno spesso cose stupide perché servono alla trama e i dinosauri sono probabilmente tra i più cretini che abbiamo visto sullo schermo dopo il primo Jurassic Park. Edwards se la gioca bene e riesce ad alimentare un clima di tensione palpabile specialmente nelle sequenze con i mercenari dove non è chiaro chi arriverà ai titoli di coda, ma per quanto riguarda la famiglia dei Delgado è difficile anche soltanto immaginare che ci rimettano le penne le due figliolette, specialmente dopo che la piccola Isabella "adotta" un piccolo Aquilops da vendere nei migliori negozi di giocattoli sotto forma di peluche o action figure interattiva.

L'orrendo Distortus Rex in una scena del film
L'orrendo Distortus Rex in una scena del film

Nonostante ci provi e insceni alcune morti abbastanza cruente, neppure Edwards riesce a bissare il senso di minaccia e pericolo che inducevano i dinosauri di Spielberg negli anni '90. La scelta di ridimensionare la violenza, il sangue e gli smembramenti da Jurassic Park 3 in poi continua a sminuire l'impatto che questi film hanno sul pubblico: mentre una volta era impensabile portare un bambino al cinema a guardare i Velociraptor che sbranavano gli esseri umani, ora i tempi sono decisamente cambiati. Dunque il successo è tutto affidato alla sceneggiatura, alla fotografia e alla macchina da presa, e allo spettatore è chiesto di sospendere l'incredulità, specie ora che i dinosauri fanno tremare il terreno solo all'occorrenza, aggredendo poi i nostri eroi con passo felpato anche se pesano tonnellate, sbucando dal nulla per un facile spavento.

Alla fine, Jurassic Park: La rinascita è la massima espressione di ciò in cui è mutato il franchise. È un film d'avventura e azione che scorre velocemente, che sorprende e coinvolge ma senza fare scintille, in cui è quasi tutto al posto giusto... tranne forse le musiche, che sono perlopiù quelle indimenticabili di John Williams, ma usate un po' a sproposito per dare ad alcuni passaggi del film una carica sentimentale che proprio non meritano (per esempio, quando la Johansson e soci vanno al porto a reclutare Ali nei primi minuti, accompagnati dal tema principale di Jurassic Park che solitamente è associato all'arrivo al parco o al climax del film).

Non poteva mancare il Tyrannosaurus Rex, idolo delle folle
Non poteva mancare il Tyrannosaurus Rex, idolo delle folle

A questo La rinascita bisognare dare atto che, pur ripercorrendo abbastanza pedissequamente la struttura de Il mondo perduto e di Jurassic Park 3, qualche novità la azzarda. Stabilisce l'esistenza dei dinosauri mutanti, relega a cammeo quasi comico i micidiali Velociraptor che ormai erano in tutti i film, ridimensiona il ruolo dell'onnipresente T-Rex e al suo posto di boss finale ci mette una specie di kaiju a metà tra un Rancor e uno Xenomorfo. E soprattutto ci fa penare per un cast umano insospettabilmente convincente. Forse è un po' pochino per rivoluzionare una serie come Jurassic World, ma chi dice che doveva per forza rinascere?

Conclusioni

Multiplayer.it

7.5

Jurassic World: La rinascita è esattamente quello che ci aspettavamo da un film con questo titolo, ma si sente il tocco di professionisti come Gareth Edwards e David Koepp, per non parlare degli ottimi attori nel cast, tra i quali spicca soprattutto Bailey. Questi talenti valorizzano il nuovo Jurassic World, senza i quali sarebbe stato solo un altro film con i dinosauri. Il franchise ormai è diventato questo, ma con La rinascita si è provato a fare qualcosa di più simile ai film di Spielberg: un po' ha funzionato e un po' no, ma il nuovo film è sicuramente un passo nella direzione giusta. Anche se non fa tremare l'acqua nei bicchieri o le pozzanghere.

PRO

  • Regia, fotografia e attori migliorano un'avventura tutto sommato banale
  • Le atmosfere sono molto più vicine a Il mondo perduto che ai film moderni

CONTRO

  • Le forzature nella trama fanno sembrare protagonisti e dinosauri dei veri idioti
  • I dinosauri mutanti non convincono fino in fondo