Mentiremmo se dicessimo di essere stati ottimisti nei confronti di Ironheart. La serie TV ispirata all'omonima eroina Marvel che ha esordito nel film Black Panther: Wakanda Forever del 2022 risale a molto prima della pellicola di Ryan Coogler. I Marvel Studios l'avevano annunciata nel 2018, poi lo stesso Kevin Feige l'aveva presentata nel 2020, nel pieno di una pandemia che ha rallentato i lavori su tutto, prima che il Marvel Cinematic Universe affrontasse una vera e propria crisi creativa che ha allontanato molti fan della prima ora.
Mentiremmo anche se dicessimo di non aver pensato che questi sei episodi di Ironheart - pubblicati in sole due settimane - fossero troppo pochi e troppo in ritardo. Ed è con questa mentalità pessimista e indifferente che ci siamo approcciati alla visione di una miniserie che ha rovesciato le nostre aspettative, essendo a mani basse una delle migliori produzioni televisive Marvel insieme a WandaVision, Agatha All Along e Loki.
Il ritorno di Riri Williams
Ambientata alcuni mesi dopo Black Panther: Wakanda Forever, Ironheart ci porta a Chicago, dove Riri Williams - espulsa una volta per tutte dal MIT - torna a casa da sua madre per cominciare una nuova vita. Il personaggio interpretato dall'ottima Dominique Thorne ha brillato solo di luce riflessa nel film di Ryan Coogler (qui in veste di produttore) ma la miniserie finalmente ci racconta chi è questa intelligentissima ragazza e perché ha costruito un'armatura come quella di Iron Man. La risposta è molto più complessa del suo "Perché potevo farlo." che Riri ripete come un mantra.
E questo è esattamente uno dei motivi per cui Ironheart è una serie davvero speciale. Piuttosto che concentrarsi su unico tema per un'esigua durata di soli sei episodi, la showrunner Chinaka Hodge affronta una pletora di sfaccettature, ma lo fa con delicatezza e intelligenza, riuscendo a scrivere una storia insospettabilmente potente e significativa, soprattutto perché mette in risalto le crepe e le fragilità di un'eroina tutt'altro che perfetta. E lo fa calandoci nella comunità nera di Chicago senza far pesare quella che oggi si tende a considerare una quota di inclusività, ma che nel corso di sei episodi non sembra essere per niente tale.
In cerca di uno scopo - ma soprattutto di denaro - Riri finisce per entrare nella pittoresca banda di Parker Robbins, un carismatico Anthony Ramos che interpreta il super criminale Hood: indossando un mantello magico che gli conferisce poteri soprannaturali come l'invisibilità, il teletrasporto o la capacità di deviare i proiettili, Hood inanella una serie di rapine che spostano bruscamente l'asse morale della protagonista, imbastendo un duplice conflitto tra bene e male, scienza e magia.
Nel giro di qualche episodio, il personaggio di Riri diventa sempre più controverso. A nulla servono gli affetti che la circondano, che includono sua madre Ronnie, il suo amico d'infanzia Xavier o l'intelligenza artificiale che Riri crea per sbaglio, e che assume le fattezze della sua cara amica Natalie, rimasta uccisa - insieme al secondo marito di Ronnie, Gary - in una sparatoria pochi anni prima. Ironheart è fondamentalmente una storia sull'elaborazione del lutto, che Riri affronta a fatica e che si porta come un peso nel cuore da anni, riversando tutta la sua rabbia, la sua frustrazione e il suo senso d'impotenza nelle sue invenzioni.
In questo senso, mentre la maggior parte della sceneggiatura rimane suppergiù fedele ai fumetti di Brian Michael Bendis, Mike Deodato e Eve Ewing, alcuni cambiamenti ci sono apparsi decisamente efficaci, come per esempio la scelta di introdurre l'IA dell'armatura sotto forma di Natalie fin dal principio, mentre nei fumetti Riri cominciava la sua carriera da supereroina con Tony Stark (sempre sotto forma di IA) come mentore. L'ologramma di Natalie interpretato dall'istrionica Lyric Ross può apparire un po' stucchevole nella prima metà della serie, ma nella seconda, quando la storia incalza di prepotenza, il rapporto tra l'IA e Riri assume una rilevanza commovente, specie perché fa da contrappeso a una protagonista sempre più scostante.
È tutto collegato
Nonostante sia uscito quasi in sordina e dopo una gestazione lunghissima che ha incluso svariate riscritture e revisioni, Ironheart è una serie profondamente immersa nel Marvel Cinematic Universe, a tal punto da ridare a questo immaginario multimediale interconnesso il significato che aveva perso negli ultimi anni tra film solitari e miniserie TV estemporanee. Per assurdo, sono decisamente inferiori i rimandi al Black Panther 2 di Coogler, mentre abbondano i collegamenti con gli albori del MCU e in particolare col primissimo film di Iron Man, attraverso un personaggio - interpretato da Alden Ehrenreich - che incarna un altro aspetto di questa storia, il rapporto tra padri e figli che influenza in modo diverso i vari personaggi.
Per questioni di tempo ma non solo, il nutrito cast di comprimari purtroppo non riesce sempre a brillare. La gang di Hood avrebbe forse meritato maggior spessore, dato che compare in ogni episodio e ha anche un ruolo rilevante nelle battute finali, e per la prima volta possiamo dire di aver sofferto la breve durata della serie: forse qualche episodio in più da dedicare a questi personaggi sarebbe servito a rendere conflitti e alleanze più significativi.
Lo stesso vale, in un certo senso, per l'imprevista presenza di Zelma Stanton (Regan Aliyah) che collega il lato tecnologico di Ironheart alla parte mistica del Marvel Cinematic Universe, tirando in ballo addirittura il primo Doctor Strange. Sull'ultimo comprimario veramente importante - e purtroppo abbondantemente anticipato dai leak negli scorsi mesi - possiamo solo dire, senza fare troppe anticipazioni, che abbiamo trovato un affascinante Sacha Baron Cohen praticamente perfetto nel ruolo di un personaggio attesissimo e inquietante.
Ironheart è una serie che scivola via che è una meraviglia, con una fotografia sopra la media, una colonna sonora azzeccata e un discreto utilizzo degli effetti speciali, che risaltano soprattutto nelle scene d'azione e nelle animazioni delle armature di Riri. Il budget è stato speso chiaramente su di esse, soprattutto quella che indossa negli ultimi episodi, e che tornano a essere involucri meccanici vecchio stile, abbandonando le nanomacchine comode - dal punto di vista della computer grafica - che hanno adottato gli ultimi film di Iron Man, Black Panther e così via. Questa scelta conferisce alla serie di Hodge un look più realistico e convincente, che si sposa bene con le atmosfere concrete della storia.
Storia che purtroppo si interrompe con un cliffhanger, spalancando porte che non sappiamo quando e se verranno chiuse. Ironheart rientra nella nuova filosofia "vediamo come va" dei Marvel Studios, che ultimamente proseguono con cautela, preferendo da quest'anno la qualità alla quantità.
La scena dopo i titoli di coda dell'ultimo episodio promette il ritorno di alcuni personaggi, ma l'ombra di Avengers: Doomsday e di una possibile tabula rasa si sta allungando sempre di più su alcune produzioni che sono rimaste in sospeso. Il successo di Ironheart, insomma, deciderà le sorti di questa eroina, ma sarebbe veramente un peccato abbandonare questo angolo del Marvel Cinematic Universe: speriamo, insomma, che molti spettatori superino i comprensibili pregiudizi e facciano un salto della fede su Disney Plus.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
Ironheart è una serie TV che ha cuore - scusate il gioco di parole - e che riesce ad affrontare svariati temi nel corso di sei episodi senza apparire affrettata o superficiale. Le va riconosciuto il coraggio di rappresentare una protagonista (di colore, per giunta) controversa e fallace, deviando il tipico "cammino dell'eroe" in una direzione imprevedibile che reclama una seconda stagione. Nella speranza di rivedere la Riri Williams di Dominique Thorne sul piccolo o sul grande schermo, possiamo solo consigliare di dare una chance a una serie TV sorprendentemente robusta che affonda le sue radici nel Marvel Cinematic Universe, tornando a conferirgli quello spirito di immaginario condiviso che negli ultimi tempi si era un po' perduto.
PRO
- È una miniserie concisa ma sfaccettata e scritta meglio del previsto
- I collegamenti ai vari film del Marvel Cinematic Universe
CONTRO
- Qualche personaggio avrebbe meritato un approfondimento
- Il finale lascia la storia in sospeso ma non sappiamo se e quando continuerà