Un accordo extragiudiziale ha posto fine alla causa civile intentata contro Mark Zuckerberg e altre figure chiave dell'ex dirigenza di Facebook, oggi Meta, per il caso Cambridge Analytica. La vicenda giudiziaria si è chiusa pochi giorni dopo l'apertura del processo presso il tribunale del Delaware.
Sebbene Meta non fosse formalmente parte in causa, l'esito del procedimento rappresenta un nuovo capitolo nella lunga scia legale legata alla gestione dei dati personali da parte del social network. I dettagli finanziari dell'intesa non sono stati resi noti, ma secondo le fonti vicine al dossier, l'accordo evita una testimonianza pubblica da parte degli imputati.
Il processo Cambridge Analytica
La causa era stata avviata nel 2018 da un gruppo di azionisti di Facebook, in seguito allo scoppio dello scandalo Cambridge Analytica. La società britannica aveva ottenuto senza autorizzazione i dati personali di decine di milioni di utenti del social network, utilizzandoli per operazioni di profilazione politica durante la campagna presidenziale statunitense del 2016. Gli attori della class action chiedevano un risarcimento di oltre 8 miliardi di dollari. L'importo era calcolato includendo le sanzioni versate da Facebook in relazione a procedimenti precedenti e le spese legali sostenute. Tra queste, la multa da 5 miliardi di dollari imposta dalla Federal Trade Commission nel 2019, collegata alla violazione di un accordo sottoscritto con il governo statunitense nel 2012.
A essere citati in giudizio non erano solo Mark Zuckerberg e l'ex direttrice operativa Sheryl Sandberg, ma anche undici ex dirigenti e membri del consiglio d'amministrazione. Tra questi figurano nomi noti nel settore tecnologico e politico come Marc Andreessen, Peter Thiel e Jeffrey Zients, quest'ultimo attuale capo dello staff della Casa Bianca. Zuckerberg è stato inoltre accusato di insider trading, mentre Meta, in quanto entità giuridica, non è mai stata formalmente coinvolta nella causa.
L'intesa raggiunta consente agli imputati di evitare un confronto diretto in aula. Soltanto Zients ha presenziato all'udienza iniziale. La risoluzione del caso chiude così una vicenda che ha profondamente segnato la reputazione dell'azienda e del suo fondatore, esponendoli a un prolungato scrutinio pubblico e giudiziario.
Il caso Cambridge Analytica ha avuto un impatto duraturo sull'immagine di Facebook, alimentando accuse di opacità nella gestione dei dati personali e nel contrasto alla disinformazione. Già nel 2015, Facebook era a conoscenza delle attività di Cambridge Analytica, ma secondo quanto emerso in una precedente audizione al Senato, l'azienda avrebbe evitato di avviare un'indagine interna e non avrebbe informato tempestivamente le autorità.
Le critiche si sono amplificate negli anni successivi. Nel 2017, il social network è stato accusato di aver favorito la diffusione di messaggi d'odio contro la minoranza musulmana dei Rohingya in Myanmar. Un anno dopo, la stessa società ha ammesso ritardi nella rimozione dei contenuti violenti. Nel dicembre 2018, un'inchiesta del New York Times ha poi rivelato come Facebook avesse continuato a condividere dati con oltre 150 partner, tra cui Netflix e Spotify, nonostante l'impegno formale assunto con la FTC di limitarne l'accesso.
Voi che cosa ne pensate dell'esito di questo processo? Diteci la vostra nei commenti qua sotto. Intanto Threads testa la registrazione tramite Facebook: una svolta per l'indipendenza da Instagram.