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Le influenze orientali di Hideo Kojima in Death Stranding 2: tra anime, tokusatsu e cultura giapponese

Se il cinema occidentale ha plasmato lo stile di Kojima, il suo immaginario resta profondamente segnato dalla cultura giapponese, evidente anche in Death Stranding 2.

SPECIALE di Silvio Mazzitelli   —   27/12/2025
Kojima

Qualche mese fa uscì un'intervista in cui Hideo Kojima affermava di giocare al massimo un gioco all'anno e che l'ispirazione per creare videogiochi la cercava soprattutto in altre opere. Sappiamo tutti quanto il game designer sia un appassionato di cinema, specialmente quello occidentale, tanto che una delle frasi a cui è più legato è "il mio corpo è composto per il 70% da film". In Giappone questo suo "motto" è diventato persino il titolo di un libro che raccoglieva le impressioni di Kojima su svariati film espresse all'interno di alcune riviste nipponiche.

Non di soli film però è fatto il corpo di Kojima. Come raccontava sempre nell'intervista, sono tanti i media da cui trae ispirazione, essendo sempre stato spinto da una grande curiosità verso ogni cosa che raccontasse una storia o un'idea, senza alcun pregiudizio sul formato. Nel libro che ha scritto lui stesso, Il gene del talento e i miei adorabili meme, scopriamo infatti che è anche un avido lettore di libri, ma non solo. Tra le opere da lui citate come importanti nella sua vita troviamo anche show televisivi giapponesi, anime e manga.

Si è dibattuto molto delle influenze del cinema occidentale nelle opere di Kojima e senza dubbio restano quelle che più lo hanno formato e hanno plasmato la sua capacità di narratore, ma è impossibile ignorare anche quanto la cultura giapponese, in ogni sua forma, sia presente, spesso anche inconsciamente, all'interno di tutte le sue opere, compreso anche Death Stranding 2.

Kojima e il suo amore per anime, manga e tokusatsu

La saga di Death Stranding, dopo il secondo capitolo uscito quest'anno, è sempre più pronta ad espandersi in nuovi formati. Oltre al film live-action già annunciato, ma di cui ancora non ci sono dettagli, in questi ultimi mesi sono stati mostrati ben due diversi progetti animati: il primo, Death Stranding: Mosquito, è un lungometraggio d'animazione presentato con un trailer durante l'evento dedicato ai dieci anni di Kojima Productions.

Nel filmato si vede Sam alle prese con un misterioso avversario dal volto coperto da una sorta di CA; colpisce la scelta estetica: animazioni descritte come realizzate a mano e rifinite digitalmente. Il progetto è affidato ad ABC Animation, con Hiroshi Miyamoto alla regia-veterano dell'animazione giapponese che nel corso della carriera ha lavorato come animatore e character designer a franchise come Pretty Cure, Dragon Ball e I Cavalieri dello Zodiaco. La sceneggiatura è invece firmata da Aaron Guzikowski, autore di Prisoners e della serie Raised by Wolves.

L'altro anime presentato di recente si chiama Death Stranding Isolations (anche se per il momento è un titolo provvisorio) e al contrario del precedente sarà una vera e propria serie animata destinata ad arrivare nel 2027 in esclusiva su Disney+. La storia sarà quasi completamente slegata dai videogiochi e avrà come protagonisti una coppia di ragazzi, un uomo e una donna, che vivranno delle storie parallele a quanto accade mentre Sam Porter Bridges connetteva l'America, esplorando nuovi temi e nuove parti del mondo creato da Kojima.

Lo studio d'animazione che si occuperà della serie è E&H Production, studio fondato soltanto nel 2021 ma che ha già realizzato diversi anime interessanti come Ninja Kamui e Monsters, uno spin-off prequel di One Piece. Le animazioni saranno realizzate in 2D tradizionale e alla regia ci sarà Takayuki Sano (animatore in diversi film di Dragon Ball, Fullmetal Alchemist: Brotherhood e molto altro), mentre al character design ci sarà invece Ilya Kuvshinov (Ghost in the Shell: SAC_2045).

Che siano in arrivo ben due progetti animati dedicati a Death Stranding non sorprende più di tanto. Kojima ha sempre ribadito la sua passione per anime e manga e tra le opere che più lo hanno segnato c'è La corazzata spaziale Yamato del 1974. Non è un caso che il design dell'uniforme di Tarman in Death Stranding 2: On the Beach richiami quella del comandante Juzo Okita, con un tocco che rimanda anche a Capitan Harlock, altro grande riferimento per il game designer. L'omaggio è evidente anche nel gatto nero che accompagna il personaggio - un chiaro parallelo con Tori, l'uccello che affiancava sempre Harlock.

L'abbigliamento di Tarman è ispirato a quello del comandante de La Corazzata Spaziale Yamato e da Capitan Harlock
L'abbigliamento di Tarman è ispirato a quello del comandante de La Corazzata Spaziale Yamato e da Capitan Harlock

Kojima, sul suo profilo del social X, spesso analizza e consiglia diversi anime, come ad esempio Summer Time Rendering, Made in Abyss e DanDaDan. Un anime che però gli è entrato nel cuore negli ultimi anni è Lycoris Recoil, una serie in cui un'organizzazione segreta addestra delle adolescenti per vigilare sulla pace della società giapponese. Un'opera molto ben fatta, perché riusciva a fondere perfettamente elementi slice-of-life con una narrativa intricata e piena di ottime sequenze d'azione. Kojima ha amato così tanto questo anime da averne parlato per diverso tempo e aver fatto persino delle foto con il suo grande amico e regista Nicolas Winding Refn in cui entrambi indossavano delle magliette che ritraevano le due protagoniste della serie.

La passione per questo anime lo ha portato a ingaggiare la doppiatrice Shion Wakayama, che in Lycoris Recoil interpretava Takina, una delle due protagoniste, per il ruolo di Tomorrow nella versione giapponese di Death Stranding 2.

Hideo Kojima con la maglietta di Lycoris Recoil
Hideo Kojima con la maglietta di Lycoris Recoil

Oltre agli anime, Kojima è da sempre un appassionato di tokusatsu e film sui kaijū. Da bambino seguiva con entusiasmo Kamen Rider e Ultraman (come racconta anche ne Il gene del talento) e questa passione riaffiora chiaramente in Death Stranding 2. Nel gioco ha inserito la possibilità di catturare le creature arenate (CA d'ora in poi) più imponenti e farle combattere tra loro, in sequenze che richiamano direttamente gli scontri tipici di quelle serie. A confermare l'omaggio c'è anche la colonna sonora, che include quattro brani di Kunio Miyauchi, storico compositore di Ultraman negli anni Sessanta e autore di musiche per alcuni film di Godzilla. Brani come Kaiju Muhou Chitai o Miira no Sakenbi, tratti proprio da Ultraman, accompagnano infatti le battaglie tra CA, rendendo il riferimento ancora più esplicito.

Tra gli amici di Kojima troviamo anche diversi importanti mangaka e registi di anime. Il re dei manga horror giapponesi Junji Ito è ad esempio apparso nel primo Death Stranding prestando le sue fattezze all'Ingegnere, uno dei prepper che era possibile incontrare. Nel secondo capitolo, seppur lui non sia presente come personaggio, è possibile sbloccare una speciale tuta per Sam decorata con alcuni degli inquietanti personaggi del mangaka. Questa tuta ha anche la capacità di tenere lontane le CA.

L'autore di manga horror avrebbe anche dovuto collaborare alla creazione di Silent Hills, il titolo che Kojima stava creando con Guillermo del Toro prima di andar via da Konami. In passato i due hanno anche condotto insieme un'intervista, in cui hanno parlato delle opere che li hanno ispirati nella loro carriera quando erano giovani.

La scena di Death Stranding 2 con protagonista Mamoru Oshii nei panni del pizzaiolo è una delle più divertenti e assurde del gioco
La scena di Death Stranding 2 con protagonista Mamoru Oshii nei panni del pizzaiolo è una delle più divertenti e assurde del gioco

Altro amico di Kojima è Mamoru Oshii, il grande regista di Ghost in the Shell e anche di Angel's Egg (dove ha lavorato con Yoshitaka Amano). Proprio Oshii è presente in Death Stranding 2 come un altro Prepper chiamato il Pizzaiolo, protagonista di una delle sequenze più folli e divertenti dell'intero gioco, in cui affronta Sam con le arti marziali della pizza, temibile tecnica corpo a corpo anche più pericolosa del CQC di Metal Gear, e che poi potrà essere imparata da Sam. Vedere uno dei più importanti registi del mondo dell'animazione giapponese combattere utilizzando la pasta della pizza ha un certo fascino, dobbiamo ammetterlo.

La cultura giapponese nelle opere di Kojima

Ognuno di noi nasce e cresce immerso in un contesto culturale preciso e molti elementi di quell'ambiente finiscono poi per radicarsi in noi senza che ce ne accorgiamo. Sono aspetti che diventano parte del nostro sguardo sul mondo, influenzando il modo in cui interpretiamo ciò che ci circonda per tutta la vita.

Ovviamente anche per Hideo Kojima è stato così, crescendo nel Giappone del dopoguerra. In diverse interviste il director ha riferito di essere stato enormemente influenzato dalla storica Expo di Osaka del 1970, affermando che ebbe un impatto enorme sulla sua visione del mondo, anche perché per la prima volta aveva sperimentato una visione del futuro mondiale e la coesistenza tra diversi paesi, razze e usanze.

Kojima ha persino affermato che l'evento fu fondamentale per la sua visione futuristica del mondo e il suo senso di globalismo senza i quali Metal Gear Solid e Death Stranding non sarebbero mai esistiti. Tra i grandi autori del paese del Sol Levante non è l'unico a essere stato impressionato dall'Expo di Osaka: un altro esempio è un autore molto apprezzato da Kojima stesso, il mangaka Naoki Urasawa, che ha basato proprio una delle sue opere più importanti, 20th Century Boys, su quell'evento. Kojima si è dichiarato amante delle opere di Urasawa in alcuni suoi tweet, elogiando pochi anni fa l'adattamento animato di Pluto uscito su Netflix e tratto proprio da uno dei manga di Urasawa (anche se basato originariamente su una storia di Osamu Tezuka).

Le battaglie tra le CA di Death Stranding 2 sono ispirate dai tokusatsu come Ultraman, di cui infatti sono presenti quattro canzoni nella colonna sonora del gioco
Le battaglie tra le CA di Death Stranding 2 sono ispirate dai tokusatsu come Ultraman, di cui infatti sono presenti quattro canzoni nella colonna sonora del gioco

Ci sono poi diversi elementi culturali insiti nella storia e nella religione del Giappone che ogni tanto riemergono. La figura dei corrieri di Death Stranding ad esempio è ispirata molto dai bokka, dei veri corrieri giapponesi che operano nelle zone montane e remote del paese sin dall'antichità, dove i normali mezzi non possono arrivare. Il loro lavoro è molto delicato ed esistono ancora oggi, caricandosi sulle spalle pesi anche da oltre 100 kg e percorrendo anche diversi chilometri di strade sterrate ogni giorno. Anche questi professionisti stanno molto attenti a organizzare la composizione dei diversi pacchi che portano sulle spalle per bilanciare al meglio il peso, proprio come succede nel gioco. La figura del bokka è poi omaggiata proprio in Death Stranding 2 con un prepper chiamato proprio "il bokka" che parla proprio di questi instancabili corrieri.

Altro elemento in parte ispirato stavolta allo shintoismo è quello dei Plate Gate, ossia i portali che permettono in Death Stranding 2 di passare da un continente all'altro. Yoji Shinkawa in un'intervista recente ha riferito che inizialmente l'idea nata parlando con Kojima era qualcosa che ricordasse un torii, ossia le grandi porte solitamente di legno sempre presenti all'ingresso dei templi shintoisti e che nella tradizione sono un simbolo per indicare il passaggio nel regno del divino.

I Plate Gate in Death Stranding 2 passano attraverso la Spiaggia e l'aldilà, un concetto che un po' ricorda il concetto dei torii shintoisti. Kojima però decise di rendere il design di questi portali più occidentale e quindi più simile a una sorta di porta per l'inferno, così Shinkawa accantonò qualsiasi somiglianza con le tradizionali costruzioni dei templi giapponesi.

La figura dei corrieri di Death Stranding è ispirata a quella dei bokka giapponesi, professionisti specializzati nelle consegne in zone remote del paese
La figura dei corrieri di Death Stranding è ispirata a quella dei bokka giapponesi, professionisti specializzati nelle consegne in zone remote del paese

Nelle influenze culturali di Kojima non ci sono soltanto tradizione e storia, ma anche la televisione. Un'altra scena esilarante di Death Stranding 2 è quando si possono sbloccare le terme e attivare una divertente canzone in cui Dollman cambia volto e inizia a cantare Ii yu da na (tradotto: Che bel bagno caldo!), una sigla che a noi occidentali non dirà niente, ma che invece è molto famosa in Giappone, specialmente per la generazione di Kojima.

Questa musica è cantata da Cha Kato, un famoso comico giapponese appartenente al gruppo The Drifters di cui Dollman assume le sembianze caricaturali. La canzone presente in Death Stranding 2 era una vecchia sigla del programma "8ji da yo! Zennin shuugou!" (tradotto: Sono le 8! Tutti qui riuniti!"), programma storico andato in onda per tantissimi anni e di cui Kojima era un grande fan. Prima dell'uscita del gioco, quando ancora nessuno era a conoscenza di questo easter egg, Kojima fece una foto nella stanza di Ludens proprio insieme a Cha Kato, facendo intuire che il comico sarebbe stato all'interno del gioco.

La comicità è da sempre uno degli elementi più peculiari che Hideo Kojima ha ereditato dalla cultura giapponese, già a partire dai tempi di Metal Gear Solid. Pur muovendosi spesso su toni cupi, drammatici e densi di significati esistenziali, le sue opere non rinunciano mai a momenti marcatamente comici - a volte al limite del surreale - come la scena del combattimento con il pizzaiolo o l'assurda canzone alle terme. Questa abilità nel mescolare registri così distanti tra loro è una cifra distintiva di molte narrazioni nipponiche: basti pensare alla saga di Yakuza (ormai Like a Dragon), oppure a manga e anime come Gintama, che alternano costantemente il grottesco e il comico al dramma più intenso.

La canzone che Dollman e Sam cantano alle terme è tratta da un vecchio programma comico giapponese
La canzone che Dollman e Sam cantano alle terme è tratta da un vecchio programma comico giapponese

Questa oscillazione tra leggerezza e profondità è radicata in una visione narrativa, ma anche esistenziale, profondamente giapponese: raccontare il reale significa accettare che convivano, in modo naturale, il tragico e l'assurdo, la malinconia e la risata. Non si tratta solo di ritmo o di equilibrio, ma di una filosofia che riflette la complessità della vita stessa.

Infine, uno degli aspetti più distintivi della visione creativa di Kojima affonda le sue radici nello spirito dell'Omotenashi, il celebre senso dell'ospitalità giapponese. In un'intervista del 2012 allo Smithsonian American Art Museum, in occasione di una mostra dedicata all'arte nei videogiochi, gli fu chiesto perché, secondo lui, in Giappone nascano così tanti grandi game designer. Kojima rispose che tutto parte proprio dall'Omotenashi: il desiderio di condividere un'esperienza e di renderla quanto più memorabile possibile per chi la vive.

L'expo di Osaka del 1970 è stato una delle più grandi influenze nella formazione di Kojima, tanto che non avremmo avuto Metal Gear Solid e Death Stranding senza quell'esperienza
L'expo di Osaka del 1970 è stato una delle più grandi influenze nella formazione di Kojima, tanto che non avremmo avuto Metal Gear Solid e Death Stranding senza quell'esperienza

Applicato ai videogiochi, questo principio si trasforma in un'attenzione assoluta ai dettagli, nella cura per ogni gesto e ogni sensazione del giocatore, con l'obiettivo di offrire un'esperienza non solo impeccabile, ma anche profondamente umana.

Per quanto la sua formazione sia stata segnata dal cinema e dalla narrativa occidentale, nel tempo Kojima ha assorbito una costellazione di influenze provenienti non solo dal Giappone, ma da ogni parte del mondo. I suoi lavori più recenti lo dimostrano chiaramente: tra scelte musicali, simbolismi e intuizioni narrative, emerge quella visione di un futuro capace di unire le persone oltre i confini, la stessa che aveva iniziato a immaginare da bambino, il giorno in cui la visita all'Expo di Osaka gli cambiò la vita.