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Metal Gear Solid Delta, il remake di Snake Eater è la versione migliore del capolavoro di Kojima?

Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è un'edizione ricchissima che porta nel presente il capolavoro di Kojima: scopriamo nella recensione se è anche la miglior versione possibile.

RECENSIONE di Lorenzo Mancosu   —   22/08/2025
Big Boss in Delta Snake Eater
Metal Gear Solid Delta: Snake Eater
Metal Gear Solid Delta: Snake Eater
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"Ascoltami, Jack. Se dei soldati sono dalla stessa parte adesso, non significa che lo saranno per sempre. Avere sentimenti personali verso i compagni è tra i peggiori peccati che si possano commettere. La politica stabilisce chi affronterai in battaglia. E la politica è una cosa vivente, che cambia con i tempi. Il bene di ieri potrebbe essere il male di domani".

Era con queste parole che la soldatessa The Boss, il 3 marzo del 2005, accoglieva il suo allievo John nella Missione Virtuosa che fungeva da prologo per il terzo capitolo della serie Metal Gear Solid, un titolo che per innumerevoli ragioni vide il suo nome imprimersi eternamente nella storia dei videogiochi e che, ancora oggi, custodisce con orgoglio una delle migliori spy-story mai raccontate. Pubblicato sul confine fra la sesta e la settima generazione di console, il capolavoro di Hideo Kojima prese forma investito di un duplice compito: se da una parte sarebbe stato destinato a incarnare lo zenith tecnologico della sua epoca di riferimento, dall'altra avrebbe dovuto calare un metaforico sipario sull'intera Metal Gear Saga, portando contemporaneamente alla chiusura di un grande cerchio narrativo e al raggiungimento della piena maturità dei sistemi progettati dal designer giapponese. Si rivelò proprio questo, Metal Gear Solid 3: Snake Eater: oltre a emergere come l'assoluto apice dell'era PlayStation 2, divenne l'epitome del connubio fra il linguaggio cinematografico e i guizzi di Kojima, nonché un ricettacolo ricolmo dell'arte di Yoji Shinkawa e delle idee di Shuyo Murata e Tomokazu Fukushima. Non è un caso che Konami abbia scelto esattamente questo episodio per riportare la serie sul palcoscenico a distanza di anni: esattamente come accaduto dalle parti di Silent Hill 2, Snake Eater non è un Metal Gear qualsiasi ma il Metal Gear per eccellenza, un'opera eternamente attuale, immune allo scorrere del tempo e ai processi d'invecchiamento, per certi versi quasi sacra, come una reliquia rimasta dormiente per secoli e pronta a riemergere all'improvviso avvolta del medesimo fascino magnetico.

E come si rimette in scena un'opera considerata sacra? Questo è il grande dilemma nell'epoca della nostalgia e delle edizioni remake: bisogna muoversi come se ci si trovasse in una cristalleria o c'è lo spazio necessario per eseguire manovre complesse? Si può osare un reale adattamento, come ha fatto Capcom con Resident Evil 2, o bisogna limitarsi a un'operazione di restauro quasi reverenziale, come accaduto con Demon's Souls dei Bluepoint e il recente Oblivion Remastered? Se gli appassionati hanno opinioni contrastanti, Konami e Virtuos hanno scelto di scendere a compromessi, limitandosi a toccare la forma e a sfiorare la sostanza, trapiantando nel presente uno dei migliori videogiochi del passato. In Metal Gear Solid Delta: Snake Eater si nasconde ancora un capolavoro senza tempo, ma si tratta davvero della versione migliore possibile?

Vent'anni dopo

1964, Tselinoyarsk, Unione Sovietica: nell'ora più buia della Guerra Fredda, a due anni di distanza dalla Crisi dei Missili di Cuba, l'agente CIA Naked Snake - membro dell'unità speciale FOX - viene inviato oltre le linee nemiche al fine di estrarre lo scienziato Nikolai Stephanovic Sokolov, responsabile dello sviluppo del progetto nucleare "Shagohod". Tuttavia, in seguito a una serie di defezioni, Sokolov e le sue creazioni cadono nelle mani di un reparto dell'intelligente GRU capeggiato dal folle colonnello Yevgeny Borisnovich Volgin, grazie all'incalcolabile apporto della soldatessa leggendaria "The Boss" e della sua imbattibile Unità Cobra. Messa alle strette, la CIA decide di lanciare un'operazione disperata: senza poter contare su alcun genere di supporto né sul riconoscimento ufficiale degli Stati Uniti, Naked Snake diviene protagonista di una missione solitaria con l'obiettivo di liberare Sokolov e soprattutto di eliminare Volgin, la sua amata mentore e i componenti dell'Unità Cobra.

'You're pretty good'
"You're pretty good"

Comincia così l'operazione Snake Eater, una spy-story di Bondiana memoria che riporta le lancette dell'orologio fino alle origini della saga di Metal Gear, tuffandosi a capofitto nelle vite degli splendidi protagonisti della serie per esplorare le radici dell'epopea fantapolitica scaturita dalla mente di Hideo Kojima, mescolando sequenze d'azione al cardiopalma e pennellate d'ispirazione cinematografica per raccontare una particolare visione dello scacchiere del dopoguerra. Naked Snake si troverà imprigionato in una fittissima ragnatela di spie e potrà fare affidamento solo sulle proprie forze per sopravvivere nel nido di vespe di Tselinoyarsk, tormentato da un violento conflitto interiore e dallo scoraggiante impatto con la dura realtà della vita nei servizi segreti, il tutto nella cornice di una grande firma autoriale e nell'abbraccio di una colonna sonora davvero eccezionale.

L'unicità della missione si riflette dritta nelle meccaniche di gameplay, perché Metal Gear Solid 3: Snake Eater - pur rimanendo un videogioco Tactical-Espionage-Action di tradizione Kojimiana - mette sul piatto diversi elementi da survival e un'attenzione al realismo mai incontrata nei confini della saga. Snake è letteralmente nudo: dovrà trovare l'interezza delle armi e dell'equipaggiamento direttamente sul campo, dovrà preoccuparsi di riempirsi regolarmente lo stomaco, dovrà effettuare autonomamente qualsiasi operazione di primo soccorso, dovrà soprattutto interagire in maniera creativa con l'ambientazione per portare a termine un compito apparentemente impossibile. Ciò significa sfruttare diverse mimetiche per adattarsi al territorio sovietico, eliminare le minacce senza lasciar traccia, interrogare i soldati del GRU per ottenere preziose informazioni, alternare costantemente azioni più decise e approccio furtivo per uscire indenne dall'inferno di Groznyj Grad e spiccare il volo come Big Boss.

Snake Eater era, ed è rimasto ancora oggi, un videogioco di caratura straordinaria, un cocktail di meccaniche steath di altissimo livello costellato di dozzine d'interazioni uniche e sequenze nascoste, quelle chicche che hanno fatto la fortuna del Kojima game designer e che continuano a vivere in questa nuova edizione, fra metodi alternativi per abbattere i boss e filmati che s'attivano rispettando condizioni ben specifiche. La narrazione e la messa in scena si sono dimostrate immuni allo scorrere del tempo, riportando sopra il palcoscenico alcuni fra i personaggi meglio scritti e caratterizzati del medium, gli attori di una vicenda che sa ancora tenere incollati allo schermo senza dimenticare nemmeno per un istante la sua natura videoludica, tratteggiando un costante climax ascendente che tocca l'apice solo nel finale, senza dubbio fra i picchi assoluti della produzione dell'industria.

Metal Gear Solid Delta: un remake per Unreal Engine 5

Konami Digital Entertainment e Virtuos hanno scelto di adottare un approccio oltremodo conservativo: Metal Gear Solid Delta: Snake Eater nasce con l'intenzione di rifare il look all'opera originale, concentrandosi quasi interamente sulla carrozzeria e lasciando praticamente immutati - salvo poche eccezioni - gli ingranaggi che si muovono al di sotto del cofano. L'ambientazione di Tselinoyarsk, i modelli dei personaggi, qualche animazione selezionata e l'interezza della scenografia sono stati ricreati in Unreal Engine 5, sacrificando un pizzico delle atmosfere risalenti al 2005 - che si possono comunque provare a ricreare attraverso i filtri dedicati - per ottenere in cambio una fedeltà estetica al pari delle produzioni AAA contemporanee, con il solo e unico obiettivo di proiettare nel futuro l'avventura di Naked Snake e renderla fruibile per una potenziale nuova generazione di appassionati.

Lo Stile Moderno, basato su Subsistence e sulla versione 3DS
Lo Stile Moderno, basato su Subsistence e sulla versione 3DS

La principale novità in termini di gameplay sta nello "Stile Moderno", la modalità predefinita che posiziona l'inquadratura alle spalle del protagonista costruita sulle fondamenta di Subsistence, consentendo di muovere liberamente la telecamera in tutte le direzioni e di far fuoco direttamente da sopra la spalla, rimuovendo la necessità di destreggiarsi obbligatoriamente nella mira in prima persona ma aggiungendo di riflesso la caduta dei proiettili tranquillanti. A ogni modo, i nostalgici potrebbero voler optare per la variante "Stile Classico" che mantiene praticamente intatta la struttura tradizionale, visuale dall'alto e sistema di controlli compresi, limitandosi giusto a consentire a Snake di muoversi anche da accovacciato e rendendo decisamente più agevoli le traversate nelle foreste sovietiche.

La nuova formula di gameplay funziona, basta in sé ad ammorbidire tantissimo la legnosità dell'era PlayStation 2 e offre uno sguardo privilegiato sul rifacimento dell'ambientazione, ma rischia a tratti di rendere tutto troppo semplice, perché gran parte dell'attrito alla base dell'originale derivava proprio dalle limitazioni tecniche. Se, nel 2005, affrontare i boss era come accendere un fuoco sfregando una coppia di bastoncini, la variante moderna equivale all'invenzione dell'accendino: riesce a svecchiare egregiamente il sistema di controlli e l'approccio alle sparatorie, ma lo fa senza adeguare il resto delle meccaniche, realizzando uno scontro fra tradizione e modernità che, probabilmente, rappresenta l'unica oggettiva criticità dell'operazione, non solo in termini di gameplay. Proprio come accaduto di recente sulle sponde dell'Oblivion, anch'esso affidato a Virtuos, la messa in scena in Unreal Engine 5 collide spesso con le animazioni del passato, che talvolta rischiano di risultare fuori posto.

Lo Stile Classico, che mantiene tutto come nell'originale
Lo Stile Classico, che mantiene tutto come nell'originale

C'è da dire che gli autori si sono dati da fare, realizzando qualche variante dedicata delle animazioni di morte, limando il comportamento delle armi e inserendo piccole chicche inedite in alcune sequenze selezionate, concentrandosi in particolar modo sulle opzioni di qualità della vita. In questa versione Delta è possibile cambiare la mimetica di Snake semplicemente utilizzando una scorciatoia sulla croce direzionale, e lo stesso discorso rimane valido per l'accesso al menù del cibo, alle comunicazioni del Codec e all'interfaccia dedicata alle cure, rendendo decisamente meno frammentata l'esperienza di gameplay e limando tantissimo la navigazione fra le numerose schermate disponibili. È appezzabile anche il lavoro svolto sulle ferite, che ora replicano in maniera molto fedele gli infortuni subiti da Snake tanto nella sezione dedicata quanto soprattutto nelle sequenze di gioco e nei filmati.

Il multiplayer di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater non supporterà il crossplay tra PC, PS5 e Xbox Il multiplayer di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater non supporterà il crossplay tra PC, PS5 e Xbox

L'assoluto protagonista dell'edizione Delta rimane comunque il restyling della grafica, che restituisce sensazioni davvero ottime specialmente negli scorci della giungla sovietica, in ragione della densità del fogliame che la caratterizza, nonché in tutte le situazioni in cui l'illuminazione e gli specchi d'acqua si prendono il centro della scena. Il discorso è un filo più complesso per quel che concerne i modelli dei protagonisti, sui quali l'efficacia del restauro andrebbe valutata caso per caso, dal momento che ci sono stati grandi vincitori - come per esempio Eva - e altri personaggi che risulteranno inevitabilmente controversi in ragione delle differenze con le controparti originali, ma soprattutto delle preferenze personali.

Sono stati invece parzialmente scongiurati i dubbi riguardanti l'atmosfera, anche e soprattutto grazie alla presenza di filtri come "Originale" e "Nostalgia", che fanno del loro meglio per tentare di replicare la palette cromatica della versione classica, cosa peraltro non indispensabile, perché il vecchio Metal Gear Solid 3 non ha intenzione di andare da nessuna parte. Il fatto è che un rifacimento grafico tanto invasivo riuscirà difficilmente a restituire le stesse sensazioni garantite dalla palette cromatica e dai modelli dell'epoca PlayStation 2, giochi di sguardi ed espressioni dei volti dovranno necessariamente pagare una tassa all'approdo nell'ultima generazione, dunque bisogna scegliere individualmente se abbracciare o meno l'interpretazione di Konami. Di contro, al di fuori del comparto estetico, gli sviluppatori hanno trovato la forza per osare sul serio solamente nelle situazioni in cui avevano la certezza matematica di non star rischiando nulla.

Timore reverenziale

Non si tratta assolutamente di un'operazione pigra: Konami ha deciso consapevolmente di concentrare tutti gli sforzi del remake nell'estetica e la prova sta nell'approccio che è stato riservato alle poche sequenze di gameplay in cui è stato deciso di compiere un passo in più. Per fare un esempio lampante, la celebre sezione opzionale dell'incubo di Snake - di cui non parleremo nel dettaglio per evitare spoiler non richiesti - non è stata semplicemente ricreata da zero, ma è stata affidata esternamente a un team dedicato di PlatinumGames, che ha prodotto un risultato davvero fuori scala per quello che di fatto è un piccolo segmento collaterale. Allo stesso modo, alcune battaglie hanno ricevuto piccoli aggiornamenti molto riusciti, il che fa provare un po' di rammarico pensando a ciò che questa riedizione avrebbe potuto essere con un pizzico di coraggio e magari anche con un'oncia di arroganza in più.

Alcuni boss, come Ocelot, The Pain o The Fury, avrebbero meritato una rilettura per adattarsi alle meccaniche moderne
Alcuni boss, come Ocelot, The Pain o The Fury, avrebbero meritato una rilettura per adattarsi alle meccaniche moderne

Intendiamoci: Metal Gear Solid 3 è un caposaldo della storia dei videogiochi ed è naturale che la compagnia - a maggior ragione perché priva dell'autore - abbia scelto con riverenza di evitare di assumersi rischi eccessivi, ma ci sono alcune dinamiche che avrebbero beneficiato di maggiore attenzione, di interventi più invasivi, come per esempio le animazioni dedicate al corpo a corpo, qualche comportamento della IA o alcuni scontri con i boss che meritavano d'essere aggiornati e limati per risultare ancor più efficaci di quanto non fossero, specialmente alla luce della modalità di gioco moderna. L'opera originale è ancora molto attuale, di certo non c'era bisogno di una rilettura totale dell'entità di quella andata in scena con Resident Evil 2 di Capcom, ma Konami ha optato volontariamente per una strada a tratti fin troppo rispettosa e conservativa.

Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è un ottimo remake, un'edizione bella da vedere, piacevole da giocare e oltremodo completa, ma si può davvero definire la miglior versione possibile del capolavoro di Kojima? È difficile fornire una risposta univoca e immediata: in questo caso sarà premiato chi desiderava una fedeltà quasi assoluta all'originale, anche se ciò significa assistere al conflitto fra la modernità dell'estetica e l'antichità di alcuni elementi di gameplay, su tutti gli scontri con i boss. L'impatto visivo è all'avanguardia, il sistema di controlli è stato migliorato, i modelli non sono mai stati così dettagliati, mentre sul fronte tecnico - in versione PlayStation 5 - non c'è pressoché nulla da segnalare, le due classiche modalità di rendering fanno proprio quello che dovrebbero (su PS5 Pro è presente una sola variante in 4K dinamico e 60 fps) mentre l'unica nota riguarda lo sfruttamento del DualSense, che di fatto è praticamente impercettibile.

Discorso diverso per quel che riguarda i contenuti, dato che Konami ha preso a modello Subsistence incrementando tantissimo la mole di attività: c'è il Teatro Demo, c'è la variante Segreta che mette in scena sequenze demenziali da sbloccare durante la campagna, c'è una Modalità Foto molto ricca, ci sono oggetti collezionabili aggiuntivi, Trofei aggiornati, una pletora di mimetiche per Snake, c'è il visualizzatore dei personaggi e anche il manuale digitale già presente nella HD Collection. Menzione speciale per Snake Contro Scimmia, il celebre minigioco ispirato ad Ape Escape nel quale sono stati aggiunti anche riferimenti esclusivi ad Astro Bot, ma soprattutto per la modalità multigiocatore Fox Hunt, che sarà pubblicata tramite aggiornamento nel corso dell'autunno. Insomma, si tratta di un remake segnato dal conflitto, proprio come la storia che racconta: Konami avrebbe sicuramente potuto osare di più, ma non era affatto facile trovare il coraggio necessario perché Snake Eater è una leggenda che incute inevitabilmente timore reverenziale, un po' come il suo gioiello della corona The Boss.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 79,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (50)
8.5
Il tuo voto

Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è un remake fedelissimo che proietta nel presente il capolavoro di Hideo Kojima facendo affidamento sull'Unreal Engine 5, concentrandosi prevalentemente sull'estetica e limitandosi giusto ad accarezzare lo scheletro delle meccaniche. Si tratta di un'edizione oltremodo completa e ricca di contenuti extra che trova la sua ragion d'essere nella messa in scena contemporanea, nella modernizzazione delle dinamiche di base e in una pioggia di interventi legati alla qualità della vita, incontrando l'unico vero limite nel timore reverenziale che l'editore prova nei confronti dell'originale. Ed è un timore giustificato, perché Snake Eater era ed è rimasto un videogioco sensazionale, una magnifica spy-story e un ricettacolo ricolmo delle geniali intuizioni dell'autore giapponese. L'operazione si può dire riuscita, c'è spazio per qualche guizzo e delle gradite sorprese, ma a Konami è mancato il coraggio necessario per conciliare la modernità e l'anima più antica, accontentando chiunque desiderasse la cieca fedeltà all'originale e osando solamente quando era certa di non rischiare nulla.

PRO

  • Snake Eater era ed è rimasto un capolavoro senza tempo
  • Esperienza più fluida, accessibile e con tanta qualità della vita
  • Senza dubbio l'edizione più completa, con numerosi contenuti extra
  • Graficamente ottimo con qualche piccola sorpresa nel gameplay

CONTRO

  • La nuova estetica si scontra con gli elementi più antichi
  • Il gameplay moderno rischia di semplificare troppo la missione
  • Si poteva osare di più, restaurando più sequenze e animazioni