Con Avatar - Fuoco e Cenere, James Cameron ci catapulta di nuovo su Pandora, e lo fa con un episodio che conferma la natura profondamente ambiziosa di una saga concepita come progetto cinematografico di ampio respiro
Approdata nelle sale italiane il 17 dicembre 2025, la nuova avventura di Jake Sully si presenta più come un evento globale che come mera pellicola di intrattenimento (come i capitoli che l'hanno preceduta, del resto); un'odissea pensata per essere fruita sul grande schermo e per riaffermare l'idea di un cinema inteso come esperienza immersiva, totale, addirittura fisica. Il pianeta blu immaginato dal papà di Terminator è però una meta che vale questo terzo viaggio oppure una destinazione che ormai ha già mostrato tutto il suo potenziale?
Caro, vecchio Pandora
Dopo aver ridefinito gli standard tecnologici del blockbuster e aver messo in piedi un immaginario ormai super riconoscibile, con Fuoco e Cenere la saga iniziata nel 2009 affronta una sfida diversa: proseguire il racconto senza affidarsi esclusivamente allo stupore generato dalla scoperta e dalla novità.
Pandora non è più, infatti, un mondo sconosciuto, ma un luogo familiare per lo spettatore, e il film sceglie consapevolmente di spostare il proprio baricentro dal senso di esplorazione alla riflessione sulle conseguenze del conflitto e del cambiamento.
La sceneggiatura firmata dallo stesso Cameron, Rick Jaffa e Amanda Silver inizia a tessere la sua tela a un anno di distanza dagli eventi di La Via dell'Acqua, con la famiglia Sully che vive ora nel villaggio Metkayina ed è ancora impegnata a processare la sofferenza derivata dalla morte del primogenito Neteyam.
Ben presto, però, quel "fuoco" che dà il titolo al film si manifesta in tutta la sua ostilità attraverso i Mangkwan, clan che fa delle fiamme la propria arma principale e che è guidato dalla feroce Varang; leader che, in tutto ciò, vedrà bene anche di stringere con il Colonnello Quaritch un'alleanza che potrebbe portare benefici a entrambi.
Un fuoco che scalda davvero?
Dal punto di vista narrativo, l'ultima fatica del regista di Titanic interseca temi importanti che, come al solito, sfociano nel sociale, tra questioni familiari, politiche, culturali e ambientali che dialogano senza troppi misteri con quella quotidianità - specialmente di stampo bellico - che puntualmente entra nelle nostre case tramite i mezzi di informazione.
Una scelta, questa, che denota una netta volontà di continuare a muoversi su un terreno per certi versi "sicuro" perché già ampiamente preparato dai due predecessori, ma che sottolinea anche una certa mancanza di audacia in termini di scrittura quando si tratta di osare spostando i confini della narrazione un po' più in avanti.
C'è da dire che la struttura composita della storia favorisce la sacrosanta concessione di spazio a più personaggi, come ad esempio la prole di Jake Sully, ma tutto sembra rimanere più che altro in superficie, sacrificato sull'altare della spettacolarità e di quell'azione forzata che rappresentano comunque il fiore all'occhiello di una produzione così maestosa. Il materiale che Cameron dà in pasto al pubblico sembra quindi essere addirittura eccessivo lungo le sue 3 ore di durata, e finisce per sommergere il cuore emotivo della vicenda, che trova comunque la sua proposta più convincente in quelle dinamiche generazionali che fanno da scheletro alla storia.
Il confronto genitori-figli si fa infatti carico delle responsabilità narrative di un prodotto cinematografico che tuttavia, sul versante del racconto, sceglie di non aprire del tutto il gas e di affidare l'intrattenimento dello spettatore alla pura dimensione visiva. Un peccato mortale? Più sì che no: senza dubbio l'esperienza coreografica e scenografica rappresenta il pilastro su cui la trilogia ha costruito le proprie fortune e fidelizzato il pubblico, ma avere sotto il cofano tecnico così tanti cavalli di potenza e poi non ingranare le marce più alte sul fronte narrativo sa un po' di occasione persa.
Sin dal primo episodio, la saga si è appoggiata a schemi estremamente classici e collaudati per raccontare storie che dal punto di vista degli snodi e dei personaggi inventavano ben poco; una delle critiche più ricorrenti mosse al capostipite era infatti quella di aver affidato a una vicenda tutto sommato tradizionale, se non scontata, il supporto a un comparto visivo di livello. Ebbene, la strada è ancora quella, ma probabilmente alla nostra terza scampagnata su Pandora ci saremmo aspettati un po' di temerarietà in più.
Esperienza visiva
Tecnicamente parlando, Avatar - Fuoco e Cenere si staglia come ennesima prova di forza di un marchio che ha portato la messa in scena su livelli fino ad allora inesplorati. Il mondo ideato da Cameron vive di vita propria e sa esprimersi anche solo attraverso gli scorci e le suggestioni evocate dai suoi panorami e dal suo variegato ecosistema; ne consegue un'esperienza travolgente in termini visivi e cromatici, che il regista statunitense ha saputo confezionare dimostrando, come al solito, un assoluto controllo del mezzo cinematografico e delle sue implicazioni digitali.
In questo senso, tuttavia, il disequilibrio a cui facevamo riferimento poco fa appare ancora più accentuato: se da una parte, infatti, il film propone allo spettatore una sceneggiatura poco coraggiosa e che avrebbe meritato senza dubbio maggiori guizzi, profondità e trovate più spavalde, dall'altra lo investe con immagini impetuose che fanno pendere l'ago della bilancia decisamente verso il piatto dell'estetica.
A questo proposito, Fuoco e Cenere non si risparmia, trascinando lo spettatore in un ricchissimo vortice scenico dal quale è impossibile sottrarsi; una spirale visiva che chiede un importante investimento di energie al pubblico, che di fatto non può osservarlo con occhio distante ma solo parteciparvi attivamente. Tutta questa opulenza, tuttavia, mostra il fianco a un certo indebolimento per quanto riguarda lo stupore suscitato da ciò che è inedito: rispetto ai due capitoli precedenti, la nuova creatura di Cameron può infatti contare molto meno sull'effetto novità e, dunque, meraviglia; senza contare che alcuni passaggi sembrano persino proporre idee visive non proprio originalissime per la saga.
Nonostante, dunque, Fuoco e Cenere sia un'opera tecnicamente ineccepibile, sfarzosa e che non lesina sul fronte dello spettacolo, non si può far a meno di constatare come sia anche la meno penetrante del trittico di cui fa parte per ciò che concerne l'emozione e soprattutto il "fuoco". Quel fuoco che, a partire dal titolo, aveva lasciato davvero sperare grandissime cose.
Conclusioni
Multiplayer.it
7.5
Avatar - Fuoco e Cenere è un'opera monumentale, visivamente straordinaria ed esagerata, che investe lo spettatore e che non sceglie l'innovazione, quanto più l'espansione del proprio universo narrativo pur non riuscendo appieno nell'impresa. Una pellicola i cui addendi vivono di alti e bassi: se infatti il comparto visivo è coinvolgente e tocca vette elevatissime, la sceneggiatura si dimostra la componente più debole del pacchetto, complice un racconto che rimane troppo in superficie per cedere il passo all'esperienza estetica, e alcune scelte che hanno persino il sapore del già visto.
PRO
- Visivamente è un'esperienza trascinante
- La dinamiche genitori-figli convincono
CONTRO
- La sceneggiatura non regge il peso della produzione
- Alcuni espedienti scenici non sono così sorprendenti