OpenAI ha deciso di disattivare una funzione di ChatGPT che consentiva l'indicizzazione sui motori di ricerca delle conversazioni pubbliche. La decisione arriva dopo che, negli ultimi giorni, erano emersi casi in cui utenti non autorizzati riuscivano a reperire online dialoghi contenenti informazioni delicate, tra cui presunti reati confessati, segreti commerciali e altri contenuti a rischio di violazione della privacy.
La funzione, inizialmente introdotta per rendere più accessibili le interazioni pubbliche del chatbot, aveva attirato l'attenzione sui social network, dove diversi utenti hanno mostrato come fosse possibile consultare facilmente log di conversazioni pubblicate senza adeguate protezioni. Questa visibilità inattesa ha sollevato ovvie preoccupazioni e OpenAI ha quindi dovuto prendere provvedimenti rapidi.
La rimozione della funzione incriminata
In un post su X, Dane Stuckey, Chief Information Security Officer di OpenAI, ha annunciato che la funzione sarebbe stata rimossa a partire da venerdì mattina. La misura mira a rafforzare la sicurezza e a ridurre il rischio di accesso non autorizzato a contenuti sensibili, riportando il controllo dei dati condivisi nelle mani degli utenti.
La vicenda evidenzia comunque quanto la gestione della privacy e della sicurezza rimanga un tema importante nello sviluppo delle intelligenze artificiali. Episodi di questo tipo mostrano come, anche in presenza di funzionalità pensate per migliorare l'esperienza d'uso, sia necessario mantenere un equilibrio tra accessibilità e tutela delle informazioni. Un altro caso recente è Sesame che, nonostante le sue abilità, ha condizioni d'uso piuttosto discutibili.
Con l'eliminazione della funzione di indicizzazione, OpenAI cerca insomma di contenere i rischi e di preservare la fiducia degli utenti, in un momento in cui la protezione dei dati personali rappresenta una delle principali sfide per l'intero settore tecnologico.