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L’autore di Mega Man critica la mancanza di coraggio e creatività dell’industria dei videogiochi

Per Keiji Inafune è un male che l'industria dei videogiochi punti solo sulle proprietà intellettuali famose e sui generi alla moda.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   09/11/2025
Inafune in foto
Mega Man
Mega Man
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Keiji Inafune, producer delle serie Mega Man, Onimusha e Dead Rising per Capcom (oltre che di innumerevoli altri titoli della compagnia), ha recentemente tenuto una conferenza alla Console Game Developer Conference 2025 in Corea del Sud, svoltasi il 6 e 7 novembre, dedicando il suo intervento a discutere del tipo di mentalità che, a suo avviso, gli sviluppatori dovrebbero mantenere in un settore in continua evoluzione come quello videoludico, criticando esplicitamente la mancanza di coraggio e creatività nell'industria attuale.

Un industria stitica

Più precisamente, Inafune ha criticato la tendenza crescente degli editori a pubblicare titoli che si basano unicamente sulla fama di una proprietà intellettuale o su generi di moda, in grado di garantire certi margini di profitto: "Non sto dicendo che sia sbagliato continuare con franchise esistenti o creare giochi ispirati a generi popolari. Quello che intendo è che non dovrebbero essere solo questi i giochi a essere realizzati."

Mega Man
Mega Man

Secondo lui, affinché il mondo dei videogiochi resti sano, l'industria ha bisogno che gli sviluppatori mandino un messaggio chiaro. Negli anni '80 e '90, quando Inafune iniziò a lavorare nel settore, non esistevano grosse tendenze consolidate a cui ispirarsi, come oggi accade con i giochi "alla Monster Hunter" o "alla Final Fantasy". Creare nuove idee per ogni progetto era semplicemente la norma, ha spiegato. Pur avendo lavorato su alcune serie con più capitoli (come Mega Man), ritiene che il fatto di essersi spostato costantemente tra progetti molto diversi tra loro sia stato un fattore chiave del suo successo: "È stato possibile perché non mi sono mai fossilizzato sui miei successi passati."

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Oggi, invece, con un'industria ormai matura, Inafune ritiene che molti sviluppatori abbiano assunto un atteggiamento eccessivamente "difensivo". Affidarsi ai successi del passato non è di per sé sbagliato, specialmente da un punto di vista commerciale, ma dubita che questa mentalità possa essere positiva per il settore nel lungo periodo.

"L'undicesimo gioco di una serie, il tredicesimo di un franchise... Scelte del genere possono essere necessarie per i fan e per il business, ma se consideriamo l'essenza dello sviluppo videoludico e la passione per la creazione, non dovrebbero rappresentare la totalità del panorama dei videogiochi."

Attualmente non sono noti i progetti di Keiji Inafune con la sua Rocket Studio, software house fondata con l'ex Hudson Soft Takashi Takebe.