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Battlefield vs Call of Duty: torna la concorrenza fra i giganti del mercato FPS

Battlefield torna dopo quattro anni e sfida Call of Duty come mai prima d'ora: facciamo il punto sulle due serie che si sfidano per il dominio del settore.

SPECIALE di Lorenzo Mancosu   —   11/08/2025
la cover art di Battlefield 6
Battlefield 6
Battlefield 6
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Lo scorso 22 luglio Electronic Arts ha finalmente alzato il sipario su Battlefield 6, fissando una pietra miliare importantissima per la nona generazione di videogiochi: erano ormai quattro anni, più precisamente dal 19 novembre 2021, che la storica serie sparatutto di DICE non si affacciava sul mercato, spianando la strada a Call of Duty come solo e unico dominatore degli sparatutto in prima persona di massa. Quel giorno fu pubblicato Battlefield 2042, un progetto che nell'arco di poche settimane si rivelò uno dei titoli peggio recensiti dagli utenti in ragione della netta deviazione imboccata rispetto ai predecessori: quattro mesi più tardi, attorno al marzo del 2022, la versione Steam poteva contare meno di 1000 giocatori simultanei, segnando il tonfo più preoccupante nella storia del franchise.

Un tonfo che non rappresentava assolutamente un caso isolato, perché nel 2018 già Battlefield V, ambientato nella Seconda guerra mondiale, aveva venduto meno della metà delle copie del suo diretto predecessore, piantando il seme di una crisi che è perdurata fino ai giorni nostri. Il grande effetto collaterale di tali cadute fu quello di cementare il successo del rivale numero uno: dall'istante della pubblicazione di Call of Duty: Modern Warfare nel 2019, Activision ha vissuto la più forte impennata nel successo della sua IP grazie allo straordinario apporto garantito dalla modalità battle royale Warzone, che ha trasformato l'intero "hub" Call of Duty nel punto di riferimento per milioni di videogiocatori in tutto il mondo, su tutte le piattaforme esistenti.

Si parla, per la precisione, di oltre 100 milioni di giocatori unici attivi mensilmente su Call of Duty, più di 70 milioni dei quali attivi quotidianamente fra PC, PlayStation e Xbox, per una mole di guadagni che semplicemente fa impallidire qualsiasi altro attore del mercato dei videogiochi, compresi i tanto temuti titoli di nuova generazione. Bastano giusto due esempi per far capire la portata attuale del franchise di Microsoft: con il 2024 si è chiuso il sedicesimo anno consecutivo in cui la serie Call of Duty si è imposta come la più venduta in assoluto, un record che probabilmente non sarà mai più superato, mentre in termini di ricavi - stando ai dati di Circana relativi agli Stati Uniti - il brand ha guadagnato mediamente più del doppio degli altri titoli, comprese esperienze come Roblox. Tutto questo senza contare che, come al solito, anche nel 2024 Call of Duty: Black Ops 6 è stato il titolo premium più venduto dell'anno.

Si tratta, in poche parole, di un dominio totale e apparentemente inscalfibile, mai realmente insidiato dalle altre produzioni, che si trattasse di Battlefield, di battaglie reali free-to-play come Apex Legends o di titoli tattici come Rainbow Six: Siege. Osservando alcuni indicatori, tuttavia, sembra che le cose stiano per cambiare: mentre la versione beta di Battlefield 6 ha già infranto tutti i record di piattaforme come Steam preparando il terreno per un lancio impressionante, la community affezionata di Call of Duty non è mai stata critica come nel corso dell'ultimo anno. Come se non bastasse, di recente Activision è stata molto più silenziosa del solito, rimandando costantemente la presentazione ufficiale di Call of Duty: Black Ops 7, forse proprio per adeguare i suoi piani alla nuova venuta del titolo di DICE.

È il ritorno di Battlefield contro Call of Duty: la concorrenza sta per cambiare il mercato?

La situazione di Call of Duty: successo e controversie

Pubblicato il 25 ottobre del 2024, Call of Duty: Black Ops 6 ha fatto registrare il più grande fine settimana di lancio nella storia del franchise, impiegando solamente sette mesi per superare la soglia dei 50 milioni di giocatori; a margine, ha fatto segnare anche il più grande incremento di abbonamenti al Game Pass in tempi stretti (circa 5 milioni di utenti) ed è riuscito a superare del 60% le vendite di Modern Warfare 3 sia su Steam che su PlayStation 5, confermandosi l'enorme successo multipiattaforma che è sempre stato. Tuttavia, l'ultimo capitolo sviluppato da Treyarch e Raven Software sta passando attraverso un periodo quantomeno turbolento.

Black Ops 6 ha battuto tutti i record del franchise per il primo anno
Black Ops 6 ha battuto tutti i record del franchise per il primo anno

Sono diverse le problematiche ad aver caratterizzato gli ultimi anni della serie, a partire dalla sempreverde questione relativa ai cheater: nonostante la presenza del sistema Vanguard, il fenomeno ha raggiunto una diffusione senza precedenti. Se da una parte è vero che si tratta di una malattia comune a qualsiasi videogioco, dall'altra sta ottenendo parecchia risonanza proprio sul fronte di Call of Duty, probabilmente per il fatto che si sono verificati diversi scandali all'interno dei circuiti competitivi ufficiali.

Le principali rimostranze, tuttavia, riguardano ancora una volta il gameplay e il videogioco vero e proprio: sono ormai diverse edizioni che il pubblico si lamenta della progettazione delle mappe multigiocatore e del sistema di respawn, dal momento che da tempo è stata abbandonata l'architettura a tre "lane" - ovvero i tre corridoi simmetrici tipici di Treyarch - per abbracciare ambienti spesso troppo grandi o troppo piccoli, oltre che eccessivamente confusi. Tale malcontento si è esteso soprattutto verso il fronte contenutistico, perché Activision viene spesso accusata di riciclare asset di successo - come per esempio Nuketown - e di non rispondere per tempo alle richieste della community, proprio come accaduto nel caso della celebre ambientazione di Warzone "Verdansk", che è arrivata solamente in seguito a un'odissea e a un susseguirsi di esperimenti pressoché fallimentari.

Fa riflettere che il contenuto più atteso di Warzone fosse una vecchia mappa, dato che le nuove non funzionavano
Fa riflettere che il contenuto più atteso di Warzone fosse una vecchia mappa, dato che le nuove non funzionavano

La critica più ricorrente rimane quella rivolta allo stile generale dell'esperienza: per alimentare il modello basato sulle stagioni e sui relativi pass di monetizzazione continuativa, la compagnia ha infatti iniziato da tempo a effettuare operazioni simili a quelle di Fortnite, accogliendo skin dedicate a Beavis & Butthead, alle Tartarughe Ninja e ad altri universi la cui "scherzosità" non sta andando particolarmente a genio agli appassionati della prima ora, già indispettiti dall'enorme quantità di armi coloratissime e di elementi che rompono l'immersione in quello che - per quanto arcade - rimane un videogioco di guerra.

Certo, non bisogna assolutamente dimenticare che si tratta solamente dei pareri della frangia vocale dell'utenza e che non si possono trarre conclusioni senza affidarsi ai dati, e i dati raccontano ancora quello che è probabilmente il più grande videogioco in circolazione. Il nocciolo della questione sembra risedere proprio nella totale mancanza di concorrenza: dopo sei lunghi anni caratterizzati dalla presenza evanescente di Battlefield e dall'emersione di diversi videogiochi battle royale che mai sono riusciti a sottrarre la corone di Warzone, Call of Duty non ha mai avuto una reale necessità di migliorarsi, di prestare ascolto all'utenza né di rivedere il modello di business, dato che si tratta ancora di uno fra i maggiori system seller in circolazione.

Diversi giocatori si stanno lamentando perché Call of Duty non è più 'serio'
Diversi giocatori si stanno lamentando perché Call of Duty non è più "serio"

La stessa Activision ha recentemente dichiarato - testuali parole - che "Call of Duty è troppo grande per fallire" ed è molto difficile darle torto, basti semplicemente pensare alle dimensioni della squadra che lo costruisce anno dopo anno. Sono oltre otto gli studi di sviluppo che mantengono attiva la serie, almeno cinque dei quali hanno dimensioni da grande progetto AAA, e una simile potenza di fuoco non serve solamente a produrre un nuovo capitolo ogni anno, ma è essenziale per generare un flusso costante di contenuti aggiuntivi. Come dichiarato dai dirigenti di Sony alle autorità brasiliane durante la battaglia contro Microsoft, "non c'è nessun'altra entità nell'intera industria dei videogiochi che possa permettersi di creare qualcosa come Call of Duty".

Il mistero di Call of Duty: Black Ops 7

Alla fine dello showcase estivo di Xbox è stato presentato Call of Duty: Black Ops 7 e anche se il teaser trailer non ha mostrato nulla del videogioco vero e proprio ci sono già delle considerazioni molto importanti che bisogna fare. La prima è che il titolo sarà sviluppato, di nuovo, da Treyarch e Raven Software: questa è una situazione senza precedenti per la serie Call of Duty, che storicamente ha visto l'alternanza continua di tutti gli studi principali, ovvero Infinity Ward, Treyarch, Sledgehammer Games e Raven Software. Sono due le principali spiegazioni che si è tentato di dare a tale scelta: o Infinity Ward si trova al lavoro su un enorme capitolo di Modern Warfare che sta richiedendo più tempo del solito e quindi la pubblicazione di un episodio di transizione, oppure Treyarch e la sua serie Black Ops si stanno imponendo come marchio di bandiera della saga.

La seconda considerazione obbligatoria riguarda il netto cambiamento che ha toccato la comunicazione, perché solitamente il mese di luglio coincide con il CoD Next, grande evento di Los Angeles che alza il sipario sulla nuova edizione facendo sfoggio di centinaia fra i principali content creator del settore, cosa che quest'anno non è ancora capitata. Forse Black Ops 7 non è ancora pronto per mostrarsi al pubblico, forse è vero che sarà un capitolo di transizione, forse c'entra la ristrutturazione interna legata all'acquisizione di Microsoft o forse Activision stava aspettando - per la prima volta dopo anni - di assistere ai movimenti della concorrenza: il mese di luglio, infatti, è stato il mese della presentazione di Battlefield 6 e dell'evento in grande stile che l'ha accompagnata, gettando per la prima volta un'ombra sulla stagione autunnale.

Il mistero di Call of Duty: Black Ops 7

Battlefield sta per tornare con un volto tutto nuovo e una potenza di fuoco che non si vedeva da anni: questo capitolo 6 è sviluppato principalmente da DICE, Motive, Criterion e Ripple Effect, una squadra d'eccezione composta interamente da pesi massimi che ha ufficialmente preso il nome "Battlefield Studios". Inoltre, esattamente come accade per Call of Duty, c'è stato anche il coinvolgimento di forze esterne, specialmente di Ridgeline Games, compagnia che ha affiancato le principali nello sviluppo della modalità campagna. Questo cambio strutturale non deve stupire, perché Battlefield 6 è il primo videogioco del franchise a essere prodotto sotto la supervisione di Vince Zampella, che fino a poco tempo fa era il capo di Infinity Ward e sa perfettamente come funziona questa nicchia del settore.

Il ritorno della guerra moderna riporta la concorrenza sul medesimo terreno di scontro
Il ritorno della guerra moderna riporta la concorrenza sul medesimo terreno di scontro

Come brevemente accennato la serie sta uscendo da un periodo molto difficile: dopo l'exploit nella prima guerra mondiale di Battlefield 1, il quinto capitolo non è riuscito a oltrepassare il 50% delle vendite preventivate, mentre Battlefield 2042 è andato incontro a un vero e proprio tracollo, trovandosi pressoché abbandonato sin dalla prima metà del 2022. Le principali ragioni di questi insuccessi risiedono parzialmente nella comunicazione di Electronic Arts, che generò diversi conflitti con il pubblico, e prevalentemente nell'approccio alla proprietà intellettuale, che portò alla scomparsa di elementi chiave nel tentativo d'imboccare una deviazione rispetto al filone principale, sia per quel che riguarda le ambientazioni sia per la gestione di classi e operatori.

Battlefield 6: il ritorno alle origini, tra distruzione, classi e campagna single player Battlefield 6: il ritorno alle origini, tra distruzione, classi e campagna single player

La grande promessa di Battlefield 6 è quella del ritorno alle radici: guerra moderna, distruttibilità ambientale pressoché totale e struttura della progressione classica sono gli elementi al centro dell'operazione, ma fin dalla versione beta non si può fare a meno di notare gli effetti della "cura" di Vince Zampella. Il prossimo capitolo sembra decisamente più veloce, immediato, ancorato a quel sistema di movimento "kinestetico" che parrebbe avvicinare parecchio la struttura delle sparatorie a quella tipica di Call of Duty. L'idea è quella di modernizzare e per certi versi massificare il gameplay pur mantenendo saldi i cardini della serie, come per esempio il "bloom" e la caduta dei proiettili, nonché l'importanza del gioco di squadra. Per alcuni utenti si tratta solo dell'ennesima snaturazione della formula classica, e forse hanno ragione, ma non si può fare a meno di pensare che, per un titolo che punta al dominio degli sparatutto di massa, potrebbero rivelarsi scelte piuttosto azzeccate.

L'opera ha un sapore più arcade, ma forse è l'unico modo per sfondare nel mercato di massa
L'opera ha un sapore più arcade, ma forse è l'unico modo per sfondare nel mercato di massa

Ovviamente è già stata confermata - anche tramite leak - la presenza di una modalità battle royale erede di Firestorm, e questa è solo l'ennesima testimonianza del fatto che oggi sia praticamente impossibile presentarsi sul mercato senza un'offerta adeguata. E come si è presentato, al pubblico, Battlefield 6? Con oltre 500.000 giocatori simultanei solamente su Steam, la beta ha oltrepassato qualsiasi record fatto registrare da Call of Duty e non solo da lui, perché ha infranto anche gli impressionanti risultati di Monster Hunter Wilds, un titolo che al momento del lancio ufficiale ha viaggiato agilmente oltre il milione di utenti e ha piazzato 10 milioni di copie in una manciata di settimane. Ciò detto, quando si parla di sparatutto massificati la vera guerra si combatte su due fronti: il primo è l'ecosistema console, dove si trova la fetta più grande di appassionati, mentre il secondo è quello dei contenuti post-lancio, nel quale Call of Duty è una corazzata e Battlefield ha ancora tutto da dimostrare.

Lotta tra colossi

Nelle documentazioni fornite alle autorità garanti della concorrenza da Sony Interactive Entertainment per fermare l'acquisizione di Activision da parte di Microsoft si martellava su un punto fondamentale: nessun attore del mercato di oggi può contare sui fondi, sul tempo e sulle infrastrutture necessarie per poter competere con Call of Duty. Apparentemente si sbagliava: Electronic Arts sembra aver messo in piedi un agglomerato che punta senza mezzi termini al dominio degli FPS di massa, e non nel breve termine. Ora si gioca sullo stesso terreno di scontro: torna alla guerra moderna, forse schivata per timore reverenziale nelle ultime edizioni, si punta sull'immaginario militare evitando contaminazioni "colorate", infine c'è un battle royale pronto a sfidare l'immortale Warzone.

L'incognita più grande, per Battlefield, sta nel supporto post lancio e nella battaglia reale
L'incognita più grande, per Battlefield, sta nel supporto post lancio e nella battaglia reale

Uno dei problemi più grandi per i videogiocatori contemporanei sta nelle diverse situazioni di semi-monopolio che si stanno cristallizzando in determinati settori, non solo fra gli sparatutto ma anche nell'ambito dei titoli sportivi, che possono permettersi qualsiasi politica senza la benché minima ripercussione. Tra sistemi di monetizzazione aggressivi, una lotta al fenomeno del cheating che non è mai sembrata davvero prioritaria, scandali legati all'utilizzo dell'intelligenza artificiale e una scarsa considerazione rivolta alle lamentele di appassionati e professionisti, sembra ormai impossibile assistere a un cambiamento senza la pressione di un rivale in grado di far sentire il fiato sul collo.

Call of Duty: Black Ops 7 non si è ancora svelato: riuscirà a dominare per il diciassettesimo anno consecutivo
Call of Duty: Black Ops 7 non si è ancora svelato: riuscirà a dominare per il diciassettesimo anno consecutivo

Da quando Final Fantasy XIV ha raggiunto il successo, World of Warcraft ha dovuto cambiare profondamente i suoi cicli di produzione e migliorare l'offerta. Ora che sta per emergere Path of Exile 2, il team responsabile di Diablo si trova di fronte a una sfida decisiva. L'ascesa di GCC Pokémon e di altri giochi di carte ha costretto lo studio di Hearthstone a compiere un riuscito giro di vite. Non sono titoli che abbiamo scelto per caso, perché si tratta di produzioni Activision Blizzard che si sono trovate improvvisamente a muoversi in un regime di concorrenza dopo anni, in certi casi decenni di totale monopolio. Magari questa volta sarà diverso, magari il 2025 e il 2026 si chiuderanno come il diciassettesimo e il diciottesimo anno consecutivo di dominio assoluto per la serie Call of Duty, ma la speranza è che l'impatto generato da Battlefield 6 si dimostri tale e tanto da cambiare il vento degli sparatutto, portando benefici a tutti i giocatori.