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Dying Light: The Beast, la recensione dell'action survival che segna il ritorno di Kyle Crane

La serie a base di zombie targata Techland torna alle sue origini, riproponendo il protagonista del primo capitolo e un approccio compatto e lineare: la recensione di Dying Light: The Beast.

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   26/09/2025
Kyle Crane, il protagonista di Dying Light: The Beast
Dying Light: The Beast
Dying Light: The Beast
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Immaginato inizialmente come una semplice espansione, Dying Light: The Beast è ben presto diventato un nuovo capitolo principale e canonico della serie action survival sviluppata da Techland, caratterizzato da un approccio che segna per molti versi un ritorno al passato: da un lato recuperando il suo primo protagonista, Kyle Crane; dall'altro puntando alla concretezza di una struttura più compatta e lineare.

La verticalità degli edifici e l'estensione di Villedor vengono rimpiazzate in questo caso da ambientazioni urbane meno ampie, ma soprattutto dal contorno assolutamente rurale e selvaggio della riserva naturale di Castor Woods: lo scenario che fa da sfondo alla storia di violenza e di vendetta che vede Crane assolutamente determinato a trovare e uccidere l'uomo che lo ha tenuto prigioniero per tredici lunghi anni, trasformandolo in una vera e propria bestia.

La trama

Dopo gli eventi di The Following, Kyle Crane è stato catturato dal misterioso Barone e imprigionato per ben tredici anni: un periodo da incubo per l'eroe dell'originale Dying Light, che è stato sottoposto a continui e dolorosissimi esperimenti volti a trasformarlo in una bestia potente, ma ubbidiente, l'arma biologica perfetta. Tuttavia, ormai pronto a morire, riesce a fuggire grazie a una serie di eventi inaspettati e all'aiuto di una donna, Olivia, che lo contatta via radio dall'esterno.

Rivedere il sole dopo così tanti anni è una sensazione rinfrancante per Crane, ma dura poco: il tempo di ricordarsi che "il vecchio mondo" ormai non esiste più, sostituito da una terra su cui camminano i morti perché, evidentemente, all'inferno non c'è più posto. Per fortuna la memoria muscolare non gli tira scherzi, e così l'uomo riprende a correre, saltare e combattere per sottrarsi alle grinfie di una moltitudine di zombie pronti ad azzannarlo.

Riunitosi con Olivia, scopre che gli esperimenti che il Barone ha condotto su di lui hanno dato vita a una serie di soggetti meno "fortunati": creature mutanti feroci e potenti, che hanno perso qualsiasi traccia di umanità e a cui la donna si riferisce come "chimere". Nel loro sangue c'è un segreto che potrebbe rivelargli cosa sta succedendo, ma soprattutto Crane deve iniettarsene una certa quantità perché la bestia che ha dentro diventi forte abbastanza da permettergli di avere la sua vendetta.

Olivia e Kyle in Dying Light: The Beast
Olivia e Kyle in Dying Light: The Beast

La trama di Dying Light: The Beast è insomma molto più semplice e banale rispetto alle decisioni e alle diramazioni di cui vi abbiamo parlato nella recensione di Dying Light 2: Stay Human. Stavolta privo del doppiaggio in italiano (l'unico che manca, in pratica), il racconto portato avanti non sorprende, pur al netto di qualche colpo di scena, ma viene sostanzialmente arricchito dalle storie legate alle missioni secondarie, che dunque vi suggeriamo di non ignorare.

I segreti di Castor Woods

Sul piano prettamente strutturale, l'open world di Dying Light: The Beast è molto tradizionale, diviso in zone contrassegnate da un grado di difficoltà differente e pieno di rifugi sicuri da rimettere in funzione e presso cui riposare, torri da scalare, insediamenti abitati da altri sopravvissuti, una città vecchia molto piacevole da esplorare saltando di tetto in tetto e tanta natura tutto intorno, fra boschi e montagne.

Uno sguardo dall'alto alla Città Vecchia di Dying Light: The Beast
Uno sguardo dall'alto alla Città Vecchia di Dying Light: The Beast

È possibile mettersi alla guida di alcuni veicoli abbandonati, ma ancora funzionanti, così da coprire più rapidamente la distanza che ci separa dalla prossima missione, ma la resistenza dei mezzi è molto limitata e chiaramente è il sistema di movimento di Crane, con la sua abilità nel parkour, a svolgere il ruolo di protagonista quando si parla di spostamenti ed esplorazione.

Gli sviluppatori hanno rifinito queste meccaniche e l'albero delle abilità sbloccabili consente di potenziarle ulteriormente, ma è soprattutto sul fronte del design e degli enigmi che spesso delimitano l'accesso a determinati luoghi che è stato fatto un ottimo lavoro, rendendo l'open world più interessante e ricco di situazioni emergenti e potenziali segreti da scoprire, se vorremo dedicare loro il nostro tempo.

La natura che ci attende a Castor Woods in Dying Light: The Beast
La natura che ci attende a Castor Woods in Dying Light: The Beast

A proposito di tempo, la campagna di The Beast richiede circa venti ore per essere completata, ma mettendo in conto anche le missioni secondarie il minutaggio aumenta di parecchio. La possibilità di affrontare l'avventura in cooperativa online per quattro partecipanti si pone come un extra di indubbio valore: l'eventuale progressione viene conservata e in squadra anche le insidie peggiori possono essere affrontate con relativa tranquillità, a patto di riuscire a coordinarsi.

Un gameplay bestiale

Gli esperimenti a cui Kyle Crane è stato sottoposto, dicevamo, puntavano a trasformarlo in un potentissimo mostro e si può dire che siano riusciti a metà. Pur avendo mantenuto il controllo delle proprie facoltà, infatti, lottando il protagonista di Dying Light: The Beast può riempire un apposito indicatore e attivare in questo modo la "modalità bestia": uno stato di furia che dura una manciata di secondi, ma permette a Crane di fare letteralmente a pezzi qualsiasi avversario.

Kyle Crane, il protagonista di Dying Light: The Beast
Kyle Crane, il protagonista di Dying Light: The Beast

Abbiamo accennato in precedenza all'albero delle abilità, che include tre percorsi dedicati al potenziamento delle capacità del personaggio sul piano della mobilità, della sopravvivenza, del crafting delle armi e del combattimento; ma anche una quarta diramazione legata esclusivamente al potere della bestia, con la possibilità di arricchirne il repertorio con mosse speciali, cariche devastanti, salti lunghissimi e altro ancora.

Alla fine dei conti è questa la novità più rilevante di The Beast, che per il resto riprende i meccanismi dei capitoli precedenti, pur cercando di migliorarli e ottimizzarli laddove possibile: il feedback delle armi, il già citato parkour, l'immancabile alternanza fra giorno e notte che costringe a tenere sempre d'occhio l'orologio per evitare di dover attraversare la mappa al buio, vista la presenza di creature scattanti e inarrestabili che si muovono soltanto col calare del sole.

Un giro in auto di notte in Dying Light: The Beast. Cosa potrebbe andare storto?
Un giro in auto di notte in Dying Light: The Beast. Cosa potrebbe andare storto?

C'è sicuramente un'enfasi sugli aspetti orrorifici dell'esperienza, un senso di urgenza e spesso di impotenza che ci assale, e che rimanda alla lunga tradizione cinematografica relativa all'inquietante figura del non-morto, esprimendosi anche attraverso un sistema di combattimento volutamente rognoso, che però non siamo riusciti ad apprezzare appieno per via dell'eccessiva scivolosità, che in particolare nella "modalità bestia" dà vita a sequenze non bellissime da vedere nella loro approssimazione.

Realizzazione tecnica

Dying Light: The Beast è mosso da una versione migliorata del C-Engine, il motore grafico proprietario di Techland, che in quest'ultima incarnazione è in grado di implementare efficacemente effetti come l'illuminazione globale, che dona risalto e personalità a tutti gli asset del gioco e ai personaggi, che possono peraltro contare su modelli sorprendentemente dettagliati e ben animati.

Uno dei personaggi di Dying Light: The Beast
Uno dei personaggi di Dying Light: The Beast

Rispetto al passato, la resa del sangue e soprattutto degli smembramenti ha compiuto dei grossi passi in avanti, e infatti potremo osservare gli zombie cadere letteralmente a pezzi sotto i nostri colpi, perdendo a seconda dell'arma arti, porzioni di torace o di cranio e persino l'intera testa, a fronte di un fendente ben assestato. Per non parlare di quando ci trasformiamo in bestia e delle finisher che diventano disponibili in tale frangente.

Ci sono sicuramente degli aspetti della grafica meno convincenti e un po' datati, oltre a qualche piccolo glitch (vedi la proiezione dei riflessi sull'acqua che cambia quando muoviamo l'inquadratura, o l'effetto pop-up di alcuni shader) e a situazioni in cui il frame rate cala vistosamente, ma sul piano prettamente tecnico abbiamo senz'altro assistito a un lancio molto solido e gli inevitabili aggiornamenti sistemeranno di certo le attuali criticità.

Una delle chimere che ci troveremo ad affrontare in Dying Light: The Beast
Una delle chimere che ci troveremo ad affrontare in Dying Light: The Beast

L'accompagnamento musicale riprende il tema storico di Dying Light, che fa tanto film di zombie, e lo mescola a una colonna sonora magari essenziale ma efficace, che accompagna i vari eventi in maniera puntuale e si integra molto bene con i dialoghi in inglese, ben interpretati. Di nuovo: peccato che manchi soltanto il doppiaggio in italiano.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core i5 13500
  • Scheda video: NVIDIA RTX 4070
  • Memoria: 32 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 11

Requisiti minimi

  • Processore: Intel i5 13400F, AMD Ryzen 7 5800X
  • Scheda video: NVIDIA GTX 1060, AMD 5500 XT, Intel A750
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Storage: 70 GB di spazio richiesto su SSD
  • Sistema operativo: Windows 10

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Core i5 13400F, AMD Ryzen 7 7700
  • Scheda video: NVIDIA RTX 3070 Ti, AMD 6750 XT, Intel B580
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Storage: 70 GB di spazio richiesto su SSD
  • Sistema operativo: Windows 10 o superiore

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Microsoft Store
Prezzo 69,99 €
Multiplayer.it
7.5
Lettori (28)
8.3
Il tuo voto

Dying Light: The Beast rappresenta un ritorno alla semplicità e alla concretezza per la serie targata Techland, che si manifesta anche nel recupero del protagonista originale. Più arrabbiato che mai e capace di trasformarsi letteralmente in una bestia, Kyle Crane ci accompagnerà in una storia di vendetta un po' banale e prevedibile, che per fortuna viene arricchita da un contorno di missioni secondarie, personaggi, enigmi da risolvere e segreti da scoprire all'interno di una mappa che alterna insediamenti urbani, foreste e montagne nel tentativo di esprimere al meglio la formula che ha contribuito al grande successo di questo franchise.

PRO

  • L'impianto originale è stato migliorato
  • Accento sull'horror, smembramenti notevoli
  • Un open world ricco di cose da fare

CONTRO

  • Fin troppo tradizionale nella sua impostazione
  • Sistema di combattimento spesso scivoloso
  • Trama principale un po' banale