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Baby Steps, la recensione del gioco che è già un meme, ma c'è dell’altro?

In Baby Steps tutto è volutamente imbarazzante, frustrante, pronto per essere spacchettato in scenette da caricare sulle piattaforme video come reazione all'ennesima caduta. Ma c'è anche altro?

RECENSIONE di Fabio Di Felice   —   23/09/2025
Baby Steps è un videogioco in cui Nate deve imparare a camminare sulle sue gambe
Baby Steps
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Cuzzillo, Boch, Foddy, i tre cognomi sotto al titolo nel menù iniziale sono scritti in grande, quasi come il nome stesso del loro ultimo videogioco: Baby Steps. Sembrano quasi una minaccia e, in effetti, a posteriori, lo sono. Il trio ha già lavorato insieme ad Ape Out, titolo che combinava la furia di un gorilla in fuga alle sonorità del jazz, ma Bennett Foddy è famoso per altro. In tanti hanno giocato - e odiato - il suo Getting Over It With Bennett Foddy, un videogioco nel quale interpreti un uomo incastrato in un calderone che deve scalare una montagna. Oppure QWOP, dove devi aiutare un corridore a vincere una gara ma controllando solamente le sue articolazioni. Di solito vengono chiamati rage game, ovvero videogiochi che servono a provocare una sola reazione, nettissima: la rabbia. Hanno fatto la fortuna di migliaia di streamer e di YouTuber incastrati in questa sgradevole, ma umana, reazione del pubblico che si diverte a guardare qualcuno dare di matto.

Baby Steps, questo concentrato di cattivo gusto videoludico, nasce come sfida di Cuzzillo a Foddy. Una risposta - forse anch'essa dettata dalla frustrazione - a QWOP. Cuzzillo lanciò infatti un guanto di sfida al collega, sostenendo che sarebbe riuscito a creare un titolo con un sistema fisico simile a quello di QWOP, ma così preciso da eliminare l'impressione di subire i capricci del ragdoll del personaggio. Il videogiocatore, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto sentirsi in controllo assoluto. Foddy replicò che si trattava di un obiettivo impossibile e Cuzzillo, punto sul vivo, poche ore dopo si presentò con un prototipo destinato a diventare Baby Steps: un gioco in cui l'azione più banale di qualsiasi altro titolo, ovvero camminare, diventa il nucleo centrale.

Questa è una delle immagini che vedrete più spesso in Baby Steps: Nate a terra dopo essere caduto
Questa è una delle immagini che vedrete più spesso in Baby Steps: Nate a terra dopo essere caduto

Baby Steps è materiale da meme sin dalla prima occhiata. Il protagonista è imbarazzante, ciò che dice è da nascondersi la faccia tra le mani, i personaggi che incontra sono - se possibile - ancora più di cattivo gusto. Tutto sembra essere benzina per alimentare le risate del pubblico che lo guarda in streaming, giocato dal suo content creator preferito. A riprova di questo, nelle opzioni c'è un selettore per censurare tutte le nudità dei personaggi (nel 2025 il membro maschile è uno degli elementi comici centrali del gioco...), così da non incorrere nelle sanzioni delle piattaforme video. Ma Baby Steps è stato parecchio sotto i riflettori del grande pubblico, si è anche conquistato il posto d'onore in un paio di PlayStation State of Play, ed è quindi naturale chiedersi: c'è dell'altro sotto?

Nate nel Paese dei Balocchi

La storia del videogioco si presenta da subito come una mera formalità. Nate è un uomo sulla trentina che passa le sue giornate sul divano dei genitori, in pigiama, a giocare ai videogiochi. Un giorno però viene risucchiato dallo schermo televisivo e si ritrova in un luogo virtuale: una caverna verde, con dell'acqua stagnante e il muschio che cresce sulle pareti. Un po' come se fosse in un anime isekai, Nate decide di scoprire questo nuovo mondo, muovendo i primi passi, salvo rendersi conto che non riesce più a camminare. Non sappiamo se è perché ha passato troppo tempo spaparanzato sul divano, o se questo mondo ha regole fisiche tutte sue, ma Nate deve imparare di nuovo a muovere i suoi primi passi. Come il bambinone che è. Per di più a piedi nudi, perché non ha con sé le scarpe.

Ben presto Nate incontra Jim. I due hanno un breve dialogo imbarazzante sul fatto che Nate deve andare in bagno, ma non può farlo all'aperto perché si sente osservato. Jim vuole aiutarlo, vuole regalargli delle scarpe. Nate però rifiuta, probabilmente attenendosi al fanciullesco consiglio genitoriale di non dar retta agli sconosciuti. Sarà anche un adulto, ma ragiona come un bambino ed è per questo che non riesce ad avere un rapporto tra pari con un altro essere umano. Non riesce nemmeno a dirgli che deve orinare. Ecco, Baby Steps è tutto un po' così, almeno per la maggior parte della sua durata: dialoghi pieni di non detti, di doppi sensi, di giochi di parole scatologici sull'urina, di uomini somaro senza mutande che dovrebbero farti ridere perché hanno un enorme membro che ciondola davanti al viso di Nate.

C'è un termine che descrive in pieno il tipo di umorismo che Cuzzillo e Foddy utilizzano: Baby Steps è una cringe comedy, una commedia basata sull'imbarazzo sociale, dove il propellente principale è il disagio del protagonista. Un tipo di umorismo che su internet spopola e che dà un'altra spintarella in direzione di una fruizione collettiva di un prodotto pronto a essere deriso da un'ampia platea di spettatori, ed essere spacchettato in una serie di meme. C'è una scena, nel videogioco, in cui Nate arriva in una specie di rave party di questi uomini somaro, e tutti cominciano a ridere di lui, del modo in cui parla, cammina, e di com'è vestito (indossa un sudicio pigiamone). Quel momento ci ha ricordato l'obiettivo ultimo di Baby Steps.

La caratura dell'umorismo di Baby Steps è più o meno questa
La caratura dell'umorismo di Baby Steps è più o meno questa

Non ci sarebbe niente di male, se non per l'insistita necessità di sbatterti questa sgradevolezza sul muso continuamente, di ridicolizzare i suoi personaggi fino all'eccesso, di ruotare attorno a battute squallide che per il novanta per cento del tempo hanno a che fare con la vescica di Nate, e per il restante dieci per cento con allusioni sessuali di ogni tipo. Il gioco prova, in alcuni momenti nella seconda parte, a prendere un'impronta vagamente metaforica, avvicinandosi alla favola di Pinocchio, ma a quel punto è troppo tardi, dopo la forca subita da Nate in questo Paese dei Balocchi. Ci sarà qualcuno a cui fa ridere il fatto che il membro degli uomini cavallo è molto grande? Sicuramente sì, dal momento che parla al nostro istinto più basso.

Un passo alla volta fino alla rovina

Purtroppo è tutto Baby Steps a parlare al nostro istinto più basso. Il videogioco è un titolo basato su un sistema di controllo bizzarro: i due grilletti dorsali del pad sono deputati al movimento delle gambe di Nate, mentre la levetta analogica sposta il baricentro in avanti o all'indietro. In pratica bisogna coordinarsi in maniera perfetta, alzando la gamba, spostandosi in avanti, mollando il grilletto sinistro e premendo l'altro. Il tutto stando ben attenti a non sporgersi troppo, altrimenti Nate cadrà a faccia in giù. Fortunatamente senza farsi alcun danno: durante la nostra partita lo abbiamo visto cadere da decine di metri, sbattere la testa, rimbalzare come fosse di gomma e poi rialzarsi senza un graffio. Forse la cosa avrebbe dovuto farci ridere, ma non l'ha fatto quasi mai.

Ci sono momenti in cui la precisione del sistema di controllo vi stupirà
Ci sono momenti in cui la precisione del sistema di controllo vi stupirà

Poco dopo l'inizio, Nate si trova all'aperto in questo open world dove ogni passo è doloroso. Lo è perché anche il minimo ostacolo sul terreno rappresenta una potenziale caduta, e anche perché il sistema di controllo - specialmente all'inizio, quando manca la sensibilità ai comandi necessaria - è un incrociarsi di dita e di pressioni che stanca molto le mani di chi sta giocando.

Arrivati nella zona aperta, possiamo studiare l'orizzonte per capire in che direzione muoverci. Non c'è una mappa (e anzi, Baby Steps prende spesso in giro il videogiocatore facendogli credere di regalargli mappe e oggetti che possano aiutarlo nella scalata, salvo poi riprenderseli subito), non c'è alcun indicatore. Sappiamo soltanto che dobbiamo andare verso la cima della montagna. Da questo punto di vista, Baby Steps non è mai banale: facendo molta attenzione, vedrete spesso sullo sfondo qualcosa che attira la vostra attenzione. Un lampione in lontananza, il fumo di un accampamento che sale verso il cielo, una luce intermittente. È il modo di Baby Steps di indicarvi il prossimo obiettivo.

Spesso è difficile individuare il prossimo obiettivo, ma c'è quasi sempre un'indicazione in tal senso
Spesso è difficile individuare il prossimo obiettivo, ma c'è quasi sempre un'indicazione in tal senso

Il gioco di Cuzzillo e Foddy lascia anche molta libertà al giocatore, ed è una libertà che quasi mai funziona come dovrebbe. In un mondo in cui l'esplorazione non è piacevole, ma risponde perlopiù a una necessità, troverete pochi stimoli per muovervi fuori dalla strada principale, quella che vi porta più in fretta alla tappa successiva. Baby Steps è un videogioco nel quale un passo messo male può letteralmente polverizzare decine di minuti di progresso. Questo anche per via del suo peculiare sistema di salvataggio: il gioco registra la partita in ogni momento, quindi una volta che siete caduti non c'è modo di barare. Nessun trucco: se avete conquistato la cima della montagna, ma Nate decide di scivolare e rotolare fino a valle, dovrete rifare tutto da capo. Ci sono alcune barriere naturali, come sassi o tronchi, che a volte vi salvano la vita, ma c'è poco da stare allegri. Vi assicuriamo che non abbiamo mai avuto così tanta paura in un videogioco di cadere, mettere male il piede e vedere il nostro personaggio sbilanciarsi al punto da perdere l'equilibrio.

Ridere con te e di te

Oltre all'equilibrio del corpo di Nate, che dispone di un controllo molto preciso, ma è soggetto comunque alle bizzarrie del sistema fisico, bisogna stare attenti anche al terreno su cui poggiamo il piede. In questo senso, Death Stranding è stata un'ispirazione per il team, come dichiarato più volte: la lotta dell'uomo contro la natura è un tema centrale, e l'intuizione è buona. Camminare sulla sabbia che scivola tra le dita dei piedi non è come poggiare la pianta su un sasso bello solido. Quando però la fisica del corpo e quella del terreno si incontrano, a volte parlano una lingua tutta loro, stabilendo regole sibilline per ostacoli che possono essere superati solo con un po' di fortuna. Ci sono terreni che vanno affrontati sperando che le cose vadano bene, momenti di gioco da ripetere centinaia di volte, allo stesso modo, fino a quando a Nate non gira bene. A quel punto bisogna incrociare le dita e sperare di non cadere e doverli rifare, cosa che puntualmente succede.

Mettere un piede male a volte significa dover ripetere decine di minuti, se non ore di scalata
Mettere un piede male a volte significa dover ripetere decine di minuti, se non ore di scalata

Qui si torna a uno dei principali problemi di Baby Steps, almeno secondo noi: la futilità del contorno e il fatto che esista esplicitamente per creare parentesi comiche. Nella parte centrale del gioco ci si trova in un deserto, dopo aver superato una terribile salita di sabbia che vi farà sudare e conquistare un posto in prima fila all'inferno. Arrivati in cima, c'è un ridicolo carrellino rosso, come quello che i bambini usano per trasportare la sabbia, sul quale possiamo far scivolare Nate, che ci riporterà con un effetto ridicolo fino a valle. Ma perché dovremmo farlo, se non per far ridere chi ci sta guardando giocare? Lo stesso vale per le decine di strutture complesse che si trovano un po' fuori dal cammino principale di Nate: torri diroccate, mura crollate sulle quali salire un passettino alla volta solo per recuperare un buffo cappello che Nate metterà in testa e perderà subito dopo, alla prima caduta. Materiale da meme, per l'appunto.

Questa sua ostentazione nel mettersi in ridicolo, e i problemi concettuali legati all'esplorazione e all'interazione imprevedibile con alcuni tipi di terreno, non annullano del tutto alcune delle caratteristiche positive del gioco. La colonna sonora di Boch, realizzata a partire dai versi degli animali e da suoni ripetuti, è a suo modo geniale. I progressi della memoria muscolare nelle camminate sono evidenti, e a un certo punto ci si sorprende di quanto sia diventato facile farsi una passeggiata senza cadere ogni due passi. Il gioco, poi, ha moltissime ambientazioni: campi aperti in mezzo ai fiori, deserti selvaggi, cunicoli claustrofobici. Inoltre, non so se per spirito masochistico, a volte è impossibile mettere giù il pad fino a quando non si supera un momento particolarmente ostico. Ma, ecco, Baby Steps non parla quasi mai al tuo cervello, non ti propone una sfida che puoi davvero imparare a gestire diventando più bravo. Parla invece alla tua pancia, vuole provocarti, vuole farti arrabbiare, a volte giocando sporco, e poi vuole ridere con te. E infine di te.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Digital Delivery Steam, PlayStation Store
Multiplayer.it
5.0
Lettori (1)
7.9
Il tuo voto

Baby Steps è un videogioco dichiaratamente provocatorio. Il suo intento non è sfidarvi a imparare alla perfezione la fisica che regola i movimenti di Nate, ma parlare al vostro stomaco, stimolando reazioni di pancia, frustrazione e rabbia. D'altronde, è la sua natura, quella di un rage game. Sarà sicuramente protagonista di migliaia di reazioni arrabbiate da parte di chi lo giocherà con un pubblico dietro lo schermo, e i suoi momenti più estremi faranno moltissime visualizzazioni. Questo è il destino che si è scelto. Ma, fuori dal contesto dell'intrattenimento online, è divertente giocarci? Baby Steps è, a tratti, una delle esperienze videoludiche più irritanti che ci sia mai capitato di giocare: il suo umorismo cringe è fastidioso, superare gli ostacoli più difficili dà spesso la sensazione di essere stati solo fortunati. Se si è abbastanza masochisti, può provocare uno strano e irresistibile piacere. Per tutti gli altri, la risposta alla domanda nel titolo è no: c'è poco altro oltre al meme.

PRO

  • Il sistema di controllo delle gambe è molto preciso
  • La sensazione di diventare sempre più bravi a camminare
  • Nasce e muore come ottimo materiale da meme

CONTRO

  • A volte la fisica del corpo e quella del terreno parlano una lingua tutta loro
  • È un open world dove esplorare è atroce
  • Non riesce mai ad andare oltre alla sua natura di rage game