Il Presidente Donald Trump sta valutando la portata delle nuove tariffe, nonché le aziende colpite, puntando alla produzione negli Stati Uniti. Ciò significa che le aziende che non fabbricheranno semiconduttori in America, vedranno l'applicazione di dazi sostanziali. Non è una novità: Trump ha intenzione di premiare chi investe negli Stati Uniti, in modo da proteggere la propria economia (secondo quanto dichiarato proprio dalla Casa Bianca). Facciamo il punto della situazione.
Dazi per chi non fabbrica chip negli USA
Come vi abbiamo anticipato, il Presidente Donald Trump ha annunciato l'applicazione di una serie di tariffe sostanziali per chi sceglie di non investire negli Stati Uniti, senza però specificarne la portata. Non sono state menzionate neanche le aziende in questione, ma saranno sicuramente escluse Micron, SK hynix, Samsung e TSMC.
Parlando ai giornalisti riguardo al settore dei semiconduttori, ha dichiarato: "Applicheremo tariffe alle aziende che non verranno negli Stati Uniti. Sarà una tariffa molto significativa, non altissima, ma comunque rilevante, con l'intesa che se le aziende entreranno nel Paese, se verranno a costruire o pianificano di farlo, la tariffa non sarà applicata".
Non è ancora noto che tipo di tariffe saranno imposte, ma l'intenzione è chiara: dare la massima priorità alla produzione in America, premiando chi decide di farlo e punendo chi sceglie di restare fuori.
Le aziende premiate da Trump
Lo scorso giovedì Trump ha riunito i CEO di alcune aziende, tra cui Zuckerberg, Tim Cook e Pichai. A destare qualche sospetto è l'assenza di Jensen Huang di NVIDIA, che ha comunque ottenuto il consenso per vendere chip IA in Cina (situazione che poi si è complicata ulteriormente ma per altri motivi), ed Elon Musk di Tesla. In quest'ultimo caso l'assenza è piuttosto prevedibile, considerati gli ultimi risvolti tra i due.
Ad ogni modo, le aziende presenti alla cena sono le stesse che hanno deciso di investire negli Stati Uniti. Basti pensare a Tim Cook di Apple, che ha annunciato in precedenza un investimento miliardario in America, o Sam Altman che ha definito Trump un "presidente pro-business e pro-innovazione". Situazione favorevole anche per Intel, dato che il governo di Washington ha investito 8,9 miliardi di dollari in azioni ordinarie.