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Gli Stati Uniti comprano quote di Intel, ma supporteranno le decisioni della società

Il governo di Washington ha investito 8,9 miliardi di dollari in azioni ordinarie di Intel: diventa così socio di minoranza, ma pare che non entrerà nel consiglio di amministrazione della compagnia.

NOTIZIA di Raffaele Staccini   —   25/08/2025
Trump

Negli Stati Uniti, la Casa Bianca ha annunciato un'operazione molto importante: l'ingresso diretto nel capitale di Intel, una delle aziende simbolo della produzione tecnologica nazionale. Si tratta di un intervento che porta con sé implicazioni economiche, industriali e strategiche.

L'operazione è stata resa possibile grazie a fondi non ancora utilizzati del CHIPS and Science Act e del programma Secure Enclave, due strumenti legislativi concepiti per rafforzare la filiera statunitense dei chip e ridurre la dipendenza da fornitori esteri. Ma andiamo a vedere tutti i dettagli.

L'accordo tra Trump e Intel

Secondo quanto comunicato, l'amministrazione statunitense ha acquisito 433 milioni di azioni ordinarie di Intel a un prezzo unitario di 20,47 dollari, per un valore complessivo di 8 miliardi e 900 milioni di dollari. Con questa operazione, la quota pubblica in Intel raggiunge il 9,9% del capitale. Il totale degli investimenti statali nell'azienda, considerando le precedenti misure di sostegno, arriva invece a 11 miliardi e 100 milioni di dollari.

L'annuncio del presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump sul social Truth
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L'ingresso dello Stato non comporta però un ruolo diretto nella governance aziendale. Washington non avrà rappresentanti nel consiglio di amministrazione né diritti di veto, ma si impegna a sostenere le decisioni prese dal board. In questo modo, il governo si configura come azionista di minoranza senza incidere sulle scelte operative, mantenendo però una presenza significativa in un'impresa considerata strategica per la sicurezza nazionale.

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L'interesse verso Intel non è casuale. La società è l'unico grande produttore statunitense di semiconduttori avanzati che combina ricerca, sviluppo e manifattura sul territorio americano. Negli ultimi anni, l'azienda ha avviato un piano di investimenti da oltre 100 miliardi di dollari per ampliare la propria capacità produttiva, con nuovi impianti in diversi Stati, tra cui l'Arizona. Proprio lo stabilimento in costruzione in quell'area dovrebbe entrare in funzione entro la fine dell'anno, rafforzando la disponibilità di chip destinati a settori strategici come difesa, automotive e cloud computing.

Sul piano politico, la scelta dell'amministrazione guidata da Donald Trump risponde a una duplice esigenza: da un lato, ridurre la dipendenza dalle catene di fornitura asiatiche, dall'altro assicurarsi che le tecnologie di nuova generazione, come quelle legate all'intelligenza artificiale e al calcolo ad alte prestazioni, siano sviluppate e prodotte negli Stati Uniti. In un contesto in cui i semiconduttori rappresentano l'infrastruttura invisibile di ogni innovazione digitale, il controllo della filiera è diventato una priorità nazionale.

Voi che cosa ne pensate di questa mossa? Diteci la vostra nei commenti qua sotto. Intanto NVIDIA prepara Rubin, la super architettura IA che cambierà tutto: sei nuovi chip già nelle fonderie TSMC.