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La Cina non fa sconti: condannati 14 ex dipendenti Huawei per furto di segreti sui chip

Quattordici ex lavoratori di Huawei hanno ricevuto pene fino a sei anni per spionaggio industriale: l'accusa è appropriazione di tecnologie proprietarie.

NOTIZIA di Raffaele Staccini   —   05/08/2025
Huawei

Un tribunale cinese ha emesso condanne fino a sei anni di carcere contro 14 ex dipendenti di Huawei, ritenuti colpevoli di aver sottratto segreti industriali legati allo sviluppo di chip per comunicazioni. Il caso coinvolge Zunpai Communication Technology, startup fondata nel 2021 da Zhang Kun, ex ricercatore della divisione HiSilicon, specializzata nella progettazione di semiconduttori.

La società di Zhang si era presentata come realtà emergente nel campo dei chip Wi-Fi, attirando diversi ingegneri provenienti da Huawei grazie a salari competitivi e pacchetti di stock option. Le indagini hanno tuttavia rivelato che gran parte delle tecnologie sviluppate da Zunpai risultavano estremamente simili a quelle di HiSilicon, con un livello di corrispondenza stimato intorno al 90%. Questo elemento è stato centrale nell'accusa di violazione dei segreti industriali.

Il ruolo di Huawei nel processo

Secondo i rapporti delle autorità, gli imputati avrebbero avuto accesso non autorizzato a documenti riservati di Huawei, copiando file interni e acquisendo materiale sensibile tramite screenshot. Le prove raccolte hanno portato nel 2023 al sequestro di beni per un valore di 95 milioni di yuan, pari a circa 12 milioni di euro, riconducibili alla startup di Zhang Kun. Contestualmente sono stati disposti gli arresti dei quattordici ex dipendenti, oggi condannati.

L'esterno di uno store Huawei a Shangai
L'esterno di uno store Huawei a Shangai

Huawei, al centro del caso ma non parte civile nel procedimento, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Non è chiaro se i condannati decideranno di presentare ricorso contro la sentenza. La polizia di Shanghai ha sottolineato come il furto di tecnologie nel settore dei semiconduttori danneggi non solo i diritti delle aziende coinvolte, ma anche il corretto funzionamento del mercato, minando i principi di concorrenza leale.

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L'episodio si inserisce in un contesto di crescente tensione nel settore dei chip, dove la protezione della proprietà intellettuale è diventata un tema centrale, soprattutto alla luce delle sfide tecnologiche e commerciali tra Cina e altri paesi. Con l'aumento dei casi di spionaggio industriale e furti di know-how, le autorità cinesi sembrano voler rafforzare i controlli e dare un segnale chiaro sul rispetto delle regole.

Voi che cosa ne pensate di questa vicenda? Diteci la vostra nei commenti qua sotto. Intanto il ritorno pare incerto per i chip H20 di NVIDIA in Cina: Pechino chiede chiarimenti su presunte vulnerabilità.