In un anno già ricco di uscite tra le migliori di questa generazione, che hanno costretto gli appassionati a scegliere perché si sa, la gabola per i soldi infiniti nella vita reale non esiste (...o sì?!) ci si sono messi pure i due ninja più famosi dei videogiochi a farsi la guerra nello stesso mese e con lo stesso presupposto: reinterpretare due serie nel loro formato 2D originale, modernizzato per l'occasione. Ninja Gaiden risale alla fine degli anni '80 e nel tempo si è trasformato in uno degli action 3D più adrenalinici in commercio. Shinobi ha avuto una vita più difficile: dopo l'esordio su console SEGA, è stato riesumato un paio di volte ma con scarso successo.
A cimentarsi in questa impresa sono stati due sviluppatori "indie" molto noti nell'ambiente. The Game Kitchen, già autori di Blasphemous, hanno preso in carica lo sviluppo di Ninja Gaiden: Ragebound per conto di Dotemu. Shinobi: Art of Vengeance è stato invece affidato da SEGA a Lizardcube, che qualche tempo fa ha firmato il fantastico Streets of Rage 4 (ironicamente pubblicato anch'esso da Dotemu).
Ne sono usciti due titoli opposti, ma complementari, che abbiamo recensito positivamente, anche se Shinobi si è distinto per distacco. Ma la rivalità tra le due serie prosegue ancora oggi: nelle prossime righe li metteremo a confronto per aiutarvi a scegliere il ninja che fa per voi, ma vi ricordiamo che Steam propone un bundle scontato che include entrambi i giochi. Se siete veramente indecisi, insomma, potete sempre giocarli entrambi!
Lo stile dei ninja
Partiamo dall'ovvio: la presentazione. I due giochi sono stati realizzati completamente in 2D, ma la scelta stilistica individuale li contrappone in maniera abbastanza marcata, tant'è che basterebbe questo a determinare una scelta superficiale. La questione però è un po' più complicata di così. Ninja Gaiden: Ragebound cattura efficacemente lo spirito dei primi giochi della serie con una pixelart straordinariamente curata e animata alla perfezione, scenari coloratissimi e ricchi di dettagli, sprite diversificati nonostante i nemici non siano poi così tanti. In generale, Ragebound omaggia i platform hack'n'slash degli anni '90 anche visivamente con un vero e proprio tuffo nella nostalgia, cui contribuisce anche la colonna sonora di Sergio de Prado.
Shinobi: Art of Vengeance, dal canto suo, impiega uno stile 2D curatissimo e fumettoso ma decisamente più moderno, caratterizzato da proporzioni e disegni affilati come shuriken. Lo stile è quello cartoonesco di Streets of Rage 4, impreziosito da un'effettistica più sofisticata che spettacolarizza vari momenti del gioco, per esempio durante la tempesta nello stage di Neo City o mentre scoppiano i fuochi d'artificio sullo sfondo dello stage Le lanterne. Le musiche di Tee Lopes e, soprattutto, Yuzo Koshiro, storico compositore SEGA, sono sicuramente un colpo al cuore per i fan di lunga data, come lo sono gli innumerevoli easter egg legati alla compagnia di Sonic e ai suoi videogiochi più importanti, tra cui Shenmue.
In generale, Shinobi è il titolo che ha il colpo d'occhio migliore, ma possiamo capire chi cerca nella grafica retrò di Ninja Gaiden: Ragebound una maggiore fedeltà al glorioso passato della serie. Entrambi i titoli sono contraddistinti poi da una narrativa - esile ma presente - raccontata attraverso dialoghi e intermezzi illustrati: anche in questo caso Ninja Gaiden richiama tantissimo i videogiochi degli anni '90, mentre Shinobi preferisce un approccio più moderno e completamente doppiato in lingua inglese. I due giochi sono autoconclusivi: non serve conoscere le saghe per apprezzare le trame individuali, anche se naturalmente aiuta a cogliere riferimenti e citazioni.
Le armi dei ninja
Parlando di gameplay, i nuovi Ninja Gaiden e Shinobi non potrebbero essere più simili e al contempo più diversi. La base è identica: sono ibridi action, platform e hack'n'slash in cui si picchiano i nemici, si salta da un punto all'altro e si arriva alla fine di uno stage dopo aver sconfitto il boss di turno. La differenza sta nella progressione. Ninja Gaiden: Ragebound è un titolo dritto, in cui bisogna superare gli stage che via via si propongono sulla mappa del mondo. Una volta sbloccate le meccaniche principali all'inizio del gioco, il prodotto The Game Kitchen disegna ogni stage intorno a esse, alzando l'asticella della complessità via via che si arriva alla fine e specialmente nei livelli segreti.
La dinamica di gioco ruota tutt'intorno a un sistema di combattimento asciutto, basato sull'alternanza di attacchi potenziati sconfiggendo i nemici cerchiati con le armi opportune: il prossimo colpo può abbattere un nemico all'istante, quindi andrebbe conservato per gli avversari più coriacei. Questa meccanica è pensata con un occhio di riguardo ai cosiddetti "speedrunner", i giocatori che si divertono a completare gli stage nel minor tempo possibile: per riuscirci, oltre a essere abili, bisogna memorizzare il posizionamento dei nemici e il miglior ordine per sconfiggerli. Il level design è incentrato praticamente su questo aspetto del gameplay, nonostante la presenza di accessori che permettono di personalizzare il gioco entro certi limiti. In questo senso, la capacità di controllare temporaneamente un secondo personaggio in specifici momenti della storia, sembra quasi secondaria.
Shinobi: Art of Vengeance ha un sistema di combattimento più articolato che dipende dalla creatività del giocatore e dalla sua capacità di inanellare gli attacchi del protagonista in combo fantasiose e reattive. Se i due giochi possono sembrare simili fino a questo punto, al netto dei diversi sistemi di combattimento, Shinobi in un certo senso rovescia le aspettative dei vecchi fan con una gustosa impronta "metroidvania". Gli stage non sono lineari e includono numerose aree inizialmente inaccessibili: per raggiungerle e trovare i collezionabili custoditi bisogna prima sbloccare certe abilità di movimento o di combattimento come l'aliante, il pugno che sfonda le pareti o il rampino.
In un certo senso, il cuore del titolo Lizardcube sta proprio nel "backtracking", cioè nel tornare sui nostri passi e rivisitare stage già completati per scoprire tutti i loro segreti. L'esplorazione è ricompensata da potenziamenti, abilità aggiuntive da integrare nel sistema di combattimento e collezionabili che sbloccano nuove possibilità e sfide. Tendenzialmente anche Shinobi potrebbe essere giocato in speedrun ed è per questo che Lizardcube ha aggiunto una modalità Arcade che si sblocca dopo aver terminato il gioco e che permette di completare gli stage con una valutazione basata sulle performance e sul tempo impiegato: una funzionalità che Ragebound ha invece fin da subito, proprio a dimostrazione che il focus dei due giochi è molto diverso.
Il ninja migliore?
Questo ci porta ai contenuti extra, alla longevità dei due giochi. Shinobi: Art of Vengeance è oggettivamente il titolo più lungo dei due proprio perché, oltre ad avere stage di grandi dimensioni, è pensato per incoraggiare il backtracking, sebbene non sia strettamente necessario. Si può infatti completare il gioco senza mai tornare indietro, ma così facendo si sacrificherebbe proprio una parte importante dell'esperienza, che peraltro aiuta il giocatore con suggerimenti visivi abbastanza chiari. Il titolo Lizardcube è impegnativo il giusto, sebbene sia possibile cambiare difficoltà e anche personalizzarla grazie a varie opzioni di accessibilità: a parte qualche passaggio platform particolarmente perverso, in cui serve una precisione millimetrica, Art of Vengeance è un titolo bilanciato che offre al giocatore tutti gli strumenti di cui ha bisogno per trionfare.
Ninja Gaiden: Ragebound è un gioco che si completa più velocemente perché gli stage sono lineari e contenuti, progettati proprio per favorire le speedrun e quindi partite frenetiche ed elettrizzanti, ma ci sono alcuni boss o passaggi davvero impegnativi che richiedono più di un tentativo. L'esplorazione è ridotta al minimo, anche se alcuni stage sono più intricati di altri, e i collezionabili - soprattutto quelli per sbloccare gli stage segreti - sono spesso (ma non sempre!) in bella vista: serve solo un po' di astuzia o abilità platform per raccoglierli. Tendenzialmente, però, la filosofia speedrun rende il gioco duraturo per antonomasia: tutto dipende da quanto il giocatore voglia battere i propri record e quelli altrui.
Entrambi i titoli nascondono dei contenuti extra interessanti: come abbiamo detto in Shinobi si sblocca la modalità Arcade; poi ci sono le modalità Boss Rush in tutti e due i giochi, ma anche un livello di difficoltà aggiuntivo in Ninja Gaiden con tanto di finale "vero". Se poi si vogliono completare al 100% bisogna sudare sette camicie in entrambi i giochi, anche se in Shinobi ci sono un paio di Trofei/Achievement davvero proibitivi che possono mettere alla prova anche il giocatore più paziente.
Alla fine dobbiamo ammettere di aver preferito Shinobi: Art of Vengeance per la sua dinamicità e per una maggiore varietà di situazioni, oltre che per l'approccio "metroidvania" che lo rende più articolato e sorprendente sotto diversi aspetti. Ninja Gaiden: Ragebound sposa una filosofia molto diversa e per certi versi è un gioco più contenuto e immediato, il che non è necessariamente un male se si preferiscono esperienze maggiormente dritte e "arcade". In realtà, entrambi i giochi onorano le serie di appartenenza e le loro origini anni 90: dietro lo sviluppo di entrambi c'è tantissima passione e attenzione ai dettagli.
Ninja Gaiden: Ragebound è probabilmente il gioco più nostalgico dei due, laddove Shinobi: Art of Vengeance strizza solo l'occhio al passato per reinterpretare la serie SEGA in chiave più moderna. Nel dubbio, sono da giocare entrambi, magari approfittando di qualche sconto - come il bundle Steam summenzionato - per acquistare quello che vi sembra meno nelle vostre corde. Noi speriamo di avervi aiutato a capire quale ninja è quello che fa al caso vostro!