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Phase Zero, abbiamo provato il survival horror ispirato ai primi Resident Evil

Un tuffo indietro nel tempo in un survival horror che cita apertamente i classici di Capcom, con qualche trovata originale: parliamo di Phase Zero.

PROVATO di Fabio Di Felice   —   23/06/2025
Guy si risveglia dopo un lungo coma all'inizio di Phase Zero

Che Phase Zero urli anni '90 a pieni polmoni lo si capisce subito, ma non abbiamo potuto fare a meno di sorridere quando abbiamo visto il poster della copertina di Enema of the State attaccato al muro. L'inconfondibile immagine della pornostar Janine Lindemulder vestita da infermiera, sul terzo album in studio dei Blink-182, campeggia sulla parete dello spogliatoio maschile dell'ospedale di Flint Peak. Ci siamo fatti una risata piena di nostalgia, anche se la situazione era tutt'altro che allegra: la città è ormai ridotta a un cumulo di macerie dopo l'ennesima piaga zombie. E ci si è messo anche il maltempo dal momento che, all'orizzonte, incombe minacciosa la più grande tempesta di neve che questo posto dimenticato da Dio abbia mai visto.

Sono moltissimi i prodotti che negli ultimi anni si sono rifatti, nell'estetica e nelle meccaniche, a un certo modo di concepire gli horror tipico di qualche generazione fa, chiamando in causa i due capisaldi del genere: Silent Hill e Resident Evil. Tra l'altro, in un momento storico che sta vedendo rifiorire proprio questi stessi due brand. Sì, è un periodo piuttosto florido per gli horror di ogni foggia e tipologia. Videogiochi come Crow Country, Fear the Spotlight e Post Trauma hanno già avuto modo di far viaggiare nel tempo la mente dei videogiocatori, e Phase Zero sembra la proverbiale ciliegina sulla torta. Questo titolo, sviluppato da un piccolo studio polacco, vuole riempire il vuoto rappresentato dai primi Resident Evil.

Più anni '90 di così?
Più anni '90 di così?

Un'ispirazione che non è di certo mascherata: appena avviato Phase Zero, appare una scritta che i videogiocatori più attempati ricorderanno con affetto ("Questo gioco contiene scene violente e sanguinose"), così come la voce dal tono grave e profondo che legge il titolo quando si inizia una nuova partita. Molte cose di Phase Zero rimandano al classico Capcom: la vitalità del personaggio rappresentata sotto forma di elettrocardiogramma, l'utilizzo delle telecamere fisse, il sistema di puntamento delle armi da fuoco e lo schema comandi che oggi chiamiamo affettuosamente tank controls. È tutto lì, come trent'anni fa.

Un risveglio traumatico

Quando Guy si risveglia è letteralmente circondato da zombie. Sono i medici e le infermiere che si occupavano di lui mentre era in coma. Non proprio il migliore degli inizi per il protagonista, che, ancora stordito dal lungo sonno che l'ha tenuto prigioniero, si alza in fretta e furia dal letto e deve affrontare una situazione che non poteva di certo aspettarsi. La città è presa d'assalto da un virus che ha trasformato gli esseri umani in non morti. L'ospedale è ormai perduto, non c'è nemmeno un sopravvissuto. Ancora peggio: alcuni degli zombie hanno sviluppato mutazioni aggiuntive, diventando mostruosità più aggressive e pericolose.

Be', se è vero che le cattive notizie non arrivano mai da sole, ecco la beffa oltre il danno: leggendo dei documenti che trova poco dopo, Guy scopre di essere stato pure licenziato dall'azienda per cui lavorava come ingegnere, e di essere stato abbandonato al suo destino. Flint Peak sarà presto tagliata fuori dall'esterno da una tempesta di neve che sta per abbattersi tra le sue strade. Meno male che - non si sa in quale università Guy abbia studiato ingegneria - il nostro eroe sa perfettamente come imbracciare un fucile. Entrato in possesso di un'arma da fuoco si fa strada tra i corridoi dell'ospedale, cercando di uscire per cercare aiuto.

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Ogni singolo aspetto di Phase Zero è capace di riportare alla mente frammenti di Resident Evil. Quando si raccoglie il fucile e con un colpo si decapita il primo non morto, per esempio, si assiste a un'animazione che è un tuffo nel passato: il mostro fa ancora qualche passetto verso di noi, allungando le braccia, prima di stramazzare al suolo. Addirittura, con le impostazioni base, il videogioco non prevede l'utilizzo della levetta analogica, ma solo della croce digitale. Chiaramente attraverso un'opzione è possibile fare un balzo in avanti di qualche anno, a quando l'analogico veniva supportato dai videogiochi che prevedevano i cosiddetti tank controls.

All'inizio, Guy è costretto a fuggire dal momento che non ha armi con sé
All'inizio, Guy è costretto a fuggire dal momento che non ha armi con sé

Phase Zero è quindi un po' una via di mezzo tra passato e presente, anche se propende sicuramente per i videogiochi degli anni '90 e inizio 2000. Alcune idee moderne semplificano l'esperienza e rendono il gioco meno frustrante rispetto ai classici survival horror. Per esempio si trovano molte più risorse, e spesso ci sono delle "stazioni" per curarsi ogni volta che si vuole, limitando decisamente la parte survival. Ma molta della filosofia che rendeva iconici certi titoli è ancora presente: gli sfondi pre-renderizzati con elementi in 3D, l'inventario con gli spazi limitatissimi, alcune porte che si aprono con la classica schermata di transizione che creava tensione nei vecchi Resident Evil e che, al contempo, mascherava i caricamenti del gioco.

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È anche la struttura a ricordare certi ritmi: quell'equilibrio perfetto tra gli scontri a fuoco - con le creature che avanzano implacabili, fermate solo dalla bocca del nostro fucile a pompa - e gli enigmi ambientali che vanno superati raccogliendo gli oggetti e utilizzandoli nel giusto contesto. Una magia fatta di porte "chiuse dall'altra parte" e chiavi da trovare per vedere finalmente la mappa totalmente esplorata. È una sensazione di completezza che vive su un'armonia precisa, e che Phase Zero, almeno nell'assaggio di questa demo, sa replicare. Certo, lo spazio è piccino e la prova dura appena una mezz'ora, ma questo significa che la soluzione a ogni porta chiusa, così come ogni oggetto necessario per avanzare, è distante appena qualche stanza da dove ci troviamo, e unire i puntini è molto appagante.

Oltre agli zombie, altri orrori abitano l'ospedale di Flint Peak
Oltre agli zombie, altri orrori abitano l'ospedale di Flint Peak

Purtroppo va segnalato che non tutto gode della stessa cura che era riposta nei videogiochi di Capcom di quasi trent'anni fa. Sicuramente Phase Zero è una produzione più piccola, ma ci è dispiaciuto non vedere grande impegno sulle animazioni del personaggio. Alcune mancano di incisività, specialmente quando si tratta di sbarazzarsi dei mostri che ti afferrano, o sono addirittura assenti quando devono sottolineare lo stato di salute del personaggio, senza che si debba aprire l'inventario e verificare di persona. In Resident Evil il protagonista zoppicava per segnalare al giocatore che era prossimo a unirsi all'esercito dei non morti; qui Guy sembra sempre in ottima forma, salvo poi accasciarsi a terra e morire senza preavviso.

Da morire dal ridere

Anche il ritmo ci è sembrato convincente, con qualche momento di adrenalina pura che costringe il giocatore a esaurire tutte le munizioni accumulate in scontri disperati contro gli zombie. Proprio appena prima della fine della demo c'è anche una variazione sul tema che introduce delle nuove creature, e sposta il genere dell'horror da quello zombesco a quello più organico, vicino ad Alien e La Cosa. Ma sicuramente scopriremo di più sull'origine del virus una volta che il videogioco sarà uscito in versione completa.

L'animazione degli zombie decapitati che fanno ancora qualche passo in direzione del protagonista, è proprio familiare
L'animazione degli zombie decapitati che fanno ancora qualche passo in direzione del protagonista, è proprio familiare

Un'ultima nota positiva: Phase Zero sa anche quando non prendersi sul serio. Proprio come faceva la serie Capcom ai tempi d'oro, che ci permetteva di completare il videogioco nei panni di un pezzo di Tofu gigante. Negli extra della demo è possibile abilitare il "leg only mode", nel quale impersoniamo... un paio di gambe. Un corpo tagliato all'altezza del busto. Il che dà vita chiaramente a uno scenario esilarante, anche se, purtroppo, la mancata corporeità del personaggio sembra non influire troppo sul gameplay, per cui ci troveremo a imbracciare un fucile che galleggia magicamente nell'aria.

Il videogioco completo non ha ancora una data d'uscita, sappiamo però che l'avventura principale alternerà l'utilizzo di due protagonisti: Guy, l'ingegnere che si risveglia dal coma, e Mary, una reporter arrivata a Flint Peak per seguire un misterioso caso. SPINA Studio promette una narrazione che unisce il ritmo serrato delle serie TV al fascino dell'epoca d'oro dei survival horror anni '90. Una promessa allettante che non vediamo l'ora di vedere se sarà mantenuta.

Phase Zero ha un pubblico ben preciso in mente, ovvero quello dei videogiocatori che sono cresciuti con la serie di Resident Evil e vorrebbero rivivere oggi quelle emozioni. È una continua citazione, sia nell'estetica che nel ritmo e nelle meccaniche. Questo potrebbe sicuramente risultare limitante per i videogiocatori più giovani, che potrebbero considerarlo macchinoso rispetto ai survival horror di oggi. Fatto sta che questa prova di appena mezz'ora ci ha divertiti, e che avremmo volentieri proseguito le disavventure di Guy, anche se abbiamo sofferto a volte una mancata cura nelle animazioni.

CERTEZZE

  • Sembra ricreare perfettamente l'atmosfera dei primi Resident Evil
  • Un buon ritmo, alterna sparatorie ed enigmi
  • Sa quando non prendersi sul serio

DUBBI

  • Manca un po' di cura nelle animazioni
  • Per alcuni videogiocatori potrebbe risultare obsoleto
  • Troverà una sua personalità o si limiterà a citare i capolavori di Capcom?