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Battlefield 6: il ritorno della guerra totale tra innovazione, distruzione e memoria storica

Alma Talbot e Ryan MacArthur ci raccontano qualcosa di più del dietro le quinte di Battlefield 6, il capitolo che punta a recuperare la fiducia dei fan partendo dalle radici della serie di DICE.

INTERVISTA di Luca Forte   —   04/08/2025
Giocatori armati di mazza se le danno di santa ragione in Battlefield 6
Battlefield 6
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DICE si prepara a una nuova era con l'arrivo di Battlefield 6, un capitolo che promette di essere tanto un ritorno alle radici quanto una proiezione verso il futuro del genere sparatutto. Oltre ad aver potuto giocare alla beta in anteprimaBattlefield 6: il ritorno alle origini, tra distruzione, classi e campagna single player, all'evento di lancio del comparto multigiocatore di Battlefield abbiamo avuto la possibilità di intervistare Alma Talbot, Direttore di Produzione presso EA Motive, e Ryan MacArthur, produttore esecutivo di Ripple Effect, che ci hanno raccontato la visione alla base del progetto e come i diversi studi coinvolti abbiano unito le forze per restituire al marchio quella credibilità che i fan aspettano da tempo. Dalle lezioni imparate con 2042 alle ispirazioni tratte da Battlefield 3 e 4, passando per il ritorno di mappe iconiche e nuove meccaniche, l'obiettivo degli sviluppatori sembra essere quello di voler recuperare la fiducia dei fan, attraverso una rilettura in chiave moderna dei capisaldi della serie.

Un ecosistema di studi unito da una visione comune

A differenza di quanto accadeva in passato, lo sviluppo di Battlefield 6 non è stato suddiviso rigidamente tra team separati, se non addirittura creato dalla sola DICE. Al contrario, si parla di un vero "sforzo unificato", come ha sottolineato Alma Talbot: "Sulla campagna single player stanno lavorando DICE, Criterion e Motive, mentre sul multiplayer è DICE a essere il team principale, con veterani del franchise alla guida. Anche se Motive ha contribuito anche alla realizzazione di alcune mappe." La collaborazione include anche Ripple Effect, che secondo MacArthur è impegnata su "una nuova esperienza per Battlefield", che alla fine abbiamo scoperto essere la tanto vociferata modalità Battle Royale. Quello che emerge chiaramente, però, è che la leadership del progetto è condivisa tra tutti e quattro gli studi, un elemento necessario per garantire coerenza creativa e direzionale.

Questa sinergia rappresenta uno dei punti di forza su cui EA punta maggiormente. "Penso che il modo in cui questo team lavora insieme ci ha permesso di fornire la qualità dell'esperienza di gioco che abbiamo oggi", ha dichiarato MacArthur. Non si tratta solo di una distribuzione dei compiti, ma di una filosofia produttiva centrata sull'equilibrio tra specializzazione dei team e visione condivisa del progetto.

Le radici del successo: tra nostalgia e nuova identità

Uno dei temi principali dell'intervista è stato il rapporto tra passato e presente. Gli sviluppatori non nascondono di aver attinto a piene mani dai capitoli più amati della serie. "Abbiamo preso ispirazione da Battlefield 3 e Battlefield 4. Volevamo guardare a quello che amano davvero i nostri giocatori, cosa vogliono vedere di più", ha spiegato Talbot. L'obiettivo dichiarato è quello di recuperare il DNA autentico del franchise, costruito su tre pilastri fondamentali: distruzione tattica, la divisione in classi e modalità come Conquest, Rush e Breakthrough.

Il combatimento coi velivoli è una delle caratteristiche chiave di Battlefield
Il combatimento coi velivoli è una delle caratteristiche chiave di Battlefield

Non si tratta solo di offrire una copia carbone del passato. Battlefield 6 vuole essere, nelle parole di MacArthur, "un successore spirituale dei capitoli classici, una versione evoluta e moderna di quelle meccaniche, non la semplice riproposizione delle stesse". Non a caso il gioco includerà aggiornamenti al sistema di specializzazioni e alla personalizzazione delle armi che richiamano concetti visti in Battlefield 3 e 4, pur introducendo meccaniche e miglioramenti moderni. Il risultato è un titolo che punta a offrire sensazioni familiari, ma con uno stile e una profondità completamente rinnovati, che andranno imparati nuovamente sul campo di battaglia.

Il ritorno di Operation Firestorm e il peso della distruzione

Un elemento che ha fatto subito parlare i fan è il ritorno di Operation Firestorm, mappa iconica di Battlefield 3, completamente reimmaginata per l'occasione. L'intento non è solo omaggiare il passato, ma riproporre quello scenario amatissimo anche in questo caso in una veste moderna e rinnovata. "Siamo convinti che il remake di questa mappa offra un'esperienza di nuova generazione, ma che mantenga le medesime sensazioni del passato", ha detto MacArthur. Un ritorno che sarà anche un banco di prova per le nuove tecnologie di distruzione ambientale.

La distruttibilità degli ambienti è sempre uno degli elementi cardine della serie
La distruttibilità degli ambienti è sempre uno degli elementi cardine della serie

E proprio la distruzione sarà, ancora una volta, uno dei cardini dell'esperienza, anzi sotto molti punti di vista è l'elemento che maggiormente distingue Battlefield dai concorrenti. "Ricordo di essere corso in un edificio per sfuggire al fuoco nemico e poi l'edificio mi è crollato proprio sulla testa. E questo non succede in nessun altro gioco", ha raccontato MacArthur con entusiasmo. Non parliamo solo di effetti visivi, ma di una vera meccanica di gameplay: "Dal C4 ai razzi, fino alla mazza, tutto può essere usato per abbattere non solo le pareti, ma anche i pavimenti. Anche solo i proiettili danneggiano l'ambiente". Questa enfasi sulla distruzione dinamica rappresenta uno degli aspetti più ambiziosi del progetto ed è destinata a evolversi nel tempo, magari attraverso la riproposizione delle mappe col maggior tasso di distruttibilità del passato.

Un approccio diverso dopo gli errori del passato

Dopo le controversie e le critiche ricevute da Battlefield 2042, gli sviluppatori sembrano aver preso coscienza della necessità di cambiare rotta. Secondo MacArthur, il primo passo è stato tornare alle basi: "Guardare indietro a dove il franchise ha avuto successo, concentrarsi sul gameplay di classe, sulla distruzione, sul gunplay. E perfezionare tutto questo prima di fare qualsiasi altra cosa." Un approccio "ossessivo", come lo definiscono, che ha permesso ai team di concentrarsi sulle modalità principali e sul bilanciamento delle meccaniche, senza farsi distrarre da troppe sperimentazioni in parallelo.

Il feedback delle armi è stato ristudiato in maniera 'ossessiva'
Il feedback delle armi è stato ristudiato in maniera "ossessiva"

La qualità dell'esperienza multiplayer, infatti, passa anche da fattori meno visibili ma essenziali: stabilità, performance, fluidità. Per questo motivo i team coinvolti hanno ridotto al minimo le distrazioni, scegliendo di lavorare su pochi elementi, ma portandoli a un livello superiore. Anche l'ascolto della community è diventato una priorità. "Abbiamo così tanti dati a disposizione e la open beta sarà un'altra opportunità importante per ascoltare i giocatori", ha aggiunto Talbot.

Il nuovo ritmo del combattimento

Tra le novità più intriganti di Battlefield 6 c'è sicuramente il drag & revive, una meccanica che consente di trascinare un alleato ferito fuori dal fuoco nemico prima di rianimarlo. Una semplice aggiunta sulla carta, disponibile per tutte le classi non solo per i Supporto, ma capace di cambiare profondamente il ritmo del gioco e il modo in cui si combattono gli obiettivi. "È stata una grande vittoria per il team. Fa una differenza enorme nel modo in cui si gioca, perché ti permette di salvare un compagno anche in mezzo al caos", ha dichiarato MacArthur. "È da Battlefield 1 che proviamo ad integrarla nel gameplay e finalmente ce l'abbiamo fatta. Ed è decisamente una delle cose più spettacolari della battaglia" ammettono entrambi.

Il gioco di squadra e per obiettivi è sempre al centro dell'esperienza
Il gioco di squadra e per obiettivi è sempre al centro dell'esperienza

A questa si affiancano le altre migliorie legate al sistema di movimento e all'interazione con l'ambiente. Talbot, infatti, ha confessato: "Anche io, essendo una che muore spesso sul campo di battaglia, amo il drag & revive. Come giocatrice Recon, però, apprezzo tantissimo anche la possibilità di poggiare la mia arma sulle superfici per migliorare la precisione."

Uno sguardo al futuro (con distruzione garantita)

Quanto al futuro di Battlefield 6, EA non ha voluto sbilanciarsi troppo, ma qualcosa è stato lasciato intendere. La distruzione continuerà a essere un elemento centrale, anche nei contenuti post-lancio. "Il nostro obiettivo è continuare a spingere la distruzione in avanti, evolverla, scoprire dove funziona meglio e come rendere l'esperienza il più ricca possibile", ha dichiarato MacArthur. Un impegno che non si limiterà al comparto visivo, ma che mira a rendere gli ambienti reattivi e coerenti con l'azione di gioco, anche nelle mappe che torneranno dal passato.

Le mappe sanno anche essere belle, ovviamente prima della battaglia
Le mappe sanno anche essere belle, ovviamente prima della battaglia

E dal punto di vista tecnico, tutto ciò sembra essere realizzabile senza compromessi. Alla domanda se tutte le mappe del passato, potenzialmente, possono essere riproposte in BF6 senza limitazioni tecniche, MacArthur ha risposto con cauta sicurezza: "Sì, non dovrebbero esserci dei grossi problemi. Onestamente dovrei controllare col team tecnico per avere la certezza, ma credo sia possibile avere tutte le mappe, anche quelle con la 'Levolution'."