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The Witcher, la recensione della quarta stagione su Netflix

L'epopea dello Strigo prosegue su Netflix con la quarta, temutissima stagione che adatta uno dei romanzi più amati di Sapkowski: Geralt cambia volto, è il disastro che molti si aspettavano, oppure no?

RECENSIONE di Christian Colli   —   04/11/2025
The Witcher 4

Le discussioni intorno alla prima stagione di The Witcher giravano spesso intorno alla fedeltà della serie TV nei confronti dei romanzi di Sapkowski e dei videogiochi sviluppati da CD Projekt Red, dimenticando che al grosso del pubblico generalista che paga l'abbonamento di Netflix importa poco di questi fattori: lo spettatore tipo si siede sul divano e vuole solo guardare una serie fantasy piena di azione, sangue, sesso e magia, e in questo senso finora possiamo dire che The Witcher abbia anche funzionato.

Una serie con questo fardello di aspettative difficilmente può mettere d'accordo tutti, e la quarta stagione si è affacciata sulla piattaforma con un nodo ancora più complicato da sciogliere: la sostituzione di Henry Cavill, l'appassionato attore che ha fortemente voluto e sostenuto la serie fin dall'inizio con un'interpretazione iconica. Attesissima e temutissima allo stesso tempo per motivi completamente diversi, questa stagione è arrivata con i suoi otto episodi (più uno) in un momento in cui The Witcher ha perso anche lo smalto della novità.

Metamorfosi di un Witcher

Andiamo dritti al punto: il passaggio da Henry Cavill a Liam Hemsworth. Per chi non lo sapesse, il nuovo attore è il fratello minore del Chris Hemsworth che interpreta Thor nel Marvel Cinematic Universe, e questo già di per sé getta un'ombra sul suo talento, quando in realtà il buon Liam ha lavorato come protagonista in diversi film tipo la saga di The Hunger Games, Independence Day: Rigenerazione, Il duello, Love and Honor e così via. Insomma, è in giro da un po', magari non ha ancora recitato in capolavori, però se la cava. E una volta superato lo scoglio dei primi momenti, come Geralt si destreggia anche bene.

Chiaramente non è Cavill e non lo sarà mai e possiamo capire perfettamente chi faticherà ad accettare questo cambiamento, che gli autori della serie TV hanno giustificato in un modo metanarrativo anche piuttosto intelligente: le storie, specie quelle leggendarie come questa, cambiano insieme a chi le racconta. E il momento di transizione narrato in questa stagione - che adatta i romanzi Il battesimo del fuoco e La torre della Rondine - è idealmente quello perfetto per sostituire Geralt, che si trasforma caratterialmente nel corso degli episodi. Il fisico meno massiccio ma più agile di Hemsworth in un certo senso riflette un atteggiamento più candido e paterno, anche se la giovane età dell'attore (35 anni, contro i 42 di Cavill) indebolisce un po' il secondo aspetto.

In realtà, però, il Geralt di Hemsworth non interagisce quasi mai con la Ciri di Freya Allan, se non in qualche flashback o visione. È una delle caratteristiche di questa stagione che, ormai abbandonate le controverse tortuosità temporali della prima annata, segue tre percorsi narrativi assolutamente dritti e paralleli, incentrati ciascuno su un personaggio diverso e i suoi diretti comprimari. Ritroviamo perciò Geralt alle prese con una ferita sia esteriore che interiore, accompagnato nel suo viaggio alla ricerca di Ciri da un'eterogenea banda di avventurieri che include il consueto Ranuncolo (Joey Batey), l'arciera Milva (Meng'er Zhang), il redento Cahir (Eamon Farren), il vampiro Regis (un istrionico Laurence Fishburne), i nani Zoltan e Yarpen e lo gnomo Percival.

Alla fine il nuovo Geralt di Liam Hemsworth funziona meglio del previsto
Alla fine il nuovo Geralt di Liam Hemsworth funziona meglio del previsto

L'allegra - si fa per dire - banda di Geralt vive diverse avventure melodrammatiche che culminano in un episodio mezzo musical che lì per lì ci ha decisamente straniato, ma che alla fine chiude il cerchio, anche se magari in modo un po' maldestro e troppo didascalico, sull'identità rinnovata dentro e fuori del nuovo Witcher. Aiuta il fatto che Geralt questa volta abbia molto meno tempo tutto per sé rispetto alle stagioni precedenti; è quasi sempre accompagnato da qualche altro personaggio, anche perché il tema centrale della stagione è proprio il legame che i protagonisti instaurano con i loro compagni e come questo li abbia cambiati e continui a cambiarli. In questo senso, bisogna dire che i compagni di viaggio di Geralt ci sono apparsi tutti ben caratterizzati, anche se qualcuno più frettolosamente degli altri, sebbene Regis batta tutti per distacco.

Quindi, sì, alla fine Hemsworth nel complesso funziona e ha fatto i compiti, essendo meno irruento, ma comunque efficace anche nelle scene d'azione, ma deve ancora smussare qualche spigolosità, tipo la chimica praticamente inesistente con la Yennefer di Anya Chalotra. Tutto sommato, poteva andare molto peggio.

Yennefer e Ciri: il meglio e il peggio

Yennefer di Vengerberg è a mani basse la mattatrice di questa stagione, insieme al suo arco narrativo. La strada che percorre il personaggio - in un rimaneggiamento del romanzo che probabilmente farà discutere i fan di Sapkowski, ma che in una cornice televisiva funziona bene - cementifica, casomai ce ne fosse ancora bisogno, la straordinaria interpretazione di Anya Chalotra, che in questa annata diventa finalmente una vera e propria leader. Senza più Aretuza, le maghe sono disperse e indebolite mentre Vilgefortz di Roggeveen (Mahesh Jadu) consolida ulteriormente il suo potere sui portali. Sta a Yennefer, quindi, radunare amiche e nemiche come Triss Merigold, Philippa, Margarita, Fringilla e così via, per opporre una disperata resistenza finale a Montecalvo insieme a Vesemir e altri alleati, in un episodio - il sesto - veramente spettacolare, drammatico e sanguinolento.

Laurence Fishburne interpreta Regis, una delle migliori aggiunte della stagione
Laurence Fishburne interpreta Regis, una delle migliori aggiunte della stagione

Il problema con The Witcher resta però sempre la scrittura e la gestione di tempi e archi narrativi intersecati. Ed è proprio in questo sesto episodio che si avverte di più questa dissonanza, perché si passa dalla tragica battaglia di Montecalvo ai festeggiamenti a suon di alcol e droghe nella terza sottotrama della stagione, nonché la peggiore: quella di Ciri. Ritroviamo la Leoncina di Cintra in compagnia di una banda di nomadi disadattati noti come i Ratti, che vivono di furtarelli ed altri espedienti: si tratta ancora una volta di una banda di personaggi ben caratterizzati, ma decisamente meno interessanti o apprezzabili rispetto alle maghe di Yennefer o agli amici di Geralt. La Allan fa quel che può con il materiale a disposizione, ma è assai significativo che il suo personaggio brilli solo nelle scene d'azione o nei rari momenti in cui interagisce con Geralt o Yennefer.

È una situazione contrapposta a quella di Geralt: i Ratti hanno un'influenza negativa su Ciri, che diventa sempre più spregiudicata e affronta un vero e proprio conflitto esistenziale. Metteteci anche una sottotrama romantica e il risultato è un arco narrativo "young adult" incredibilmente melenso e inconsistente, riscattato solo da due personaggi in qualche modo esterni: lo Stefan Skellen di James Purefoy, un nuovo ingresso nel cast che aggiunge all'arco di Ciri un inevitabile intrigo di palazzo e che serve a mettere le pedine sulla scacchiera finale della quinta stagione, e il Leo Bonhart di Sharlto Copley, un letale cacciatore di taglie che l'attore (famoso soprattutto per District 9, ma non solo) interpreta con un piglio irresistibile.

L'arco narrativo di Ciri e dei Ratti è il più debole della stagione
L'arco narrativo di Ciri e dei Ratti è il più debole della stagione

Nonostante alcune incertezze, e un arco narrativo meno solido come quello di Ciri, la quarta stagione di The Witcher si è rivelata migliore del previsto. Anzi, a essere del tutto sinceri, è riuscita a catturare il nostro interesse più della precedente, grazie a un buon ritmo, a una discreta varietà di situazioni e soprattutto al cast ampio e interessante di personaggi vecchi e nuovi. Il livello qualitativo generale è sempre nella media; i costumi e il trucco funzionano tra alti e bassi, ma raramente sfiorano l'effetto cosplay, la computer grafica è altalenante, ma i mostri che appaiono sullo schermo sono convincenti e le scene d'azione restano ottimamente coreografate, con una violenza sopra le righe che dovrebbe soddisfare gli appassionati di combattimenti viscerali in tutti i sensi.

Ormai siamo nell'ultimo tratto di pista prima della meta, con una quinta stagione alle porte che fa sembrare questa quarta annata la prima parte di un arco conclusivo unico. Per certi versi, il finale ci è sembrato fortemente anticlimatico: naturalmente l'epilogo lascia praticamente tutte le porte aperte perché sappiamo che la storia deve proseguire e concludersi, ma lo fa in modo affrettato e disordinato, come se dovesse esserci qualcosa d'altro che però non c'è. O meglio, c'è ma non ha niente a che fare col finale di stagione. Guardando tutta la stagione, infatti, si sblocca su Netflix un episodio extra di circa un'ora e un quarto incentrato su un'avventura dei Ratti. Naturalmente vale il discorso di prima; se non sopportate questi personaggi, questo extra difficilmente vi farà cambiare idea.

Conclusioni

Multiplayer.it

7.0

È indubbio che molti si aspettassero un tonfo catastrofico da questa stagione 4 di The Witcher, invece dobbiamo dire che la serie ha tenuto banco malgrado la controversa sostituzione di Henry Cavill: Liam Hemsworth è un Geralt migliore del previsto, ma bisogna farci l'abitudine ed entrare nello spirito di questo cambiamento. La nuova stagione abbandona ogni pretesa di autorialità con una narrativa lineare suddivisa in tre sottotrame parallele più o meno riuscite, un cast ampio ma sufficientemente caratterizzato, ottime scene d'azione e una lavorazione tecnica nella media per gli standard della serie Netflix: non farà cambiare idea a chi ama o odia questo adattamento ma, al netto di qualche sbavatura, nel complesso siamo decisamente sopra la stagione precedente, il che è già piuttosto incoraggiante.

PRO

  • Il nuovo Geralt di Liam Hemsworth è meglio del previsto
  • La sottotrama di Yennefer è la più coinvolgente delle tre
  • Alcune aggiunte di valore come Regis e Leo Bonhart

CONTRO

  • La sottotrama di Ciri è decisamente la peggiore
  • Il finale affrettato la fa sembrare parte di una stagione unica
  • Ormai ha perso lo smalto di una vera e propria "serie evento"