Quando penso a Double Dragon mi vengono in mente le vecchie e ormai dismesse sale giochi del mio quartiere di Roma e ore fatte di partite cooperative, o "doppi", come li chiamavamo all'epoca, in cui si alternavano momenti di collaborazione ad altri in cui ci prendevamo a pugni, virtualmente parlando, per il solo gusto di farlo. Spesso le risse virtuali partivano da pugni o calci dati accidentalmente e, per quanto convenissero soltanto al gestore del locale, perché costringevano a spendere più monetine per continuare a giocare, erano anche uno dei motivi per cui il cassone che ospitava il gioco di Technōs Japan era sempre tenuto sotto assedio da noi ragazzini, con i rimpiazzi pronti a subentrare dalle retrovie, non appena i giocatori attuali esaurivano i soldi.
Con il tempo la serie è cambiata; il secondo capitolo era in realtà molto simile al primo, ma dal terzo in poi le cose furono completamente differenti. Non è il caso di fare la storia di Double Dragon in questa circostanza, viste anche le numerosissime uscite. Mi limiterò a dire che, pur avendo avuto anche risultati eccellenti sulle console casalinghe degli anni '80 e '90 (pensate alle versioni NES, Super Nintendo e Game Boy Advance) e pur non essendo mai davvero morta, la serie ha avuto grosse difficoltà a mantenere una sua identità, tra tentativi poco convinti e derive roguelike. C'è stato anche un film orrendo uscito in un periodo in cui il cinema ancora faticava moltissimo a immaginare videogiochi in sala.
A una prima occhiata, Double Dragon Revive sembrava uno di quei giochi fatti tanto per non lasciare appassire un marchio e vendere qualche copia ai più nostalgici. Invece, giocandoci per la recensione mi sono trovato di fronte a tutta un'altra storia.
Sistema di combattimento
Quello che ci è piaciuto del gioco di Yuke's è che, invece di curarsi del contorno, gli sviluppatori si sono concentrati nel dare profondità e rendere più coinvolgente l'elemento cardine dell'intera esperienza, ossia le "botte". Elaborando le basi del genere, hanno creato un sistema evoluto, vario e appagante, dotato della giusta quantità di mosse e contromosse, di spettacolarità, ma allo stesso tempo di funzionalità, tra attacchi base, attacchi potenti, che consentono di lanciare i nemici in varie direzioni, salto, parata, schivata e combinazioni varie.
Tutto questo per dire che vedere volare i nemici a destra e sinistra, sbatterli contro un muro con un pugno infuocato, sottolineato da un opportuno effetto rallentatore, farli schiantare da una balconata, o colpirli con una tecnica speciale, magari dopo aver bloccato un attacco letale o dopo aver compiuto un doppio balzo su di una parete, dà un piacere quasi fisico, accresciuto dagli eccellenti feedback che connotano ogni impatto, con i nemici che sembrano soffrire davvero i colpi subiti e reagiscono dinamicamente ai nostri pugni.
C'è anche tanta interazione ambientale, che dà grande varietà all'azione e rende unici i livelli. In giro troviamo po' di tutto: cassonetti dentro cui lanciare i nemici, cavi elettrici esposti con cui folgorarli, barili esplosivi e spuntoni, ma anche oggetti più esotici, come i nastri trasportatori di un posto di controllo o delle slot machine. In alcuni casi le interazioni ambientali possono rappresentare un vantaggio fondamentale, da sfruttare in modo estensivo.
Ad esempio, in uno dei livelli avanzati dobbiamo salire in cima a un grattacielo sfruttando un grosso ascensore, dove naturalmente veniamo attaccati da frotte di nemici. Osservando l'area, è facile notare che la vetrata sullo sfondo vibra quando gli si lancia addosso qualcuno. Come intuibile, bastano pochi colpi per spaccarla e per sfruttarla come arma aggiuntiva, lanciando nel vuoto gli avversari per delle uccisioni immediate. Insomma, le interazioni ambientali non sono un semplice extra, ma un elemento determinante per le dinamiche di gioco, che il giocatore finisce per tenere in considerazione nelle sue strategie.
Non mancano poi le armi, che riproducono il repertorio classico della serie: fruste, coltelli, bastoni e mazze. Hanno una doppia funzione: oltre a fare più male rispetto ai normali pugni, permettono anche di caricare più velocemente la barra dei colpi speciali, assumendo così una funzione strategica notevole, soprattutto negli scontri con i boss, dove spesso è essenziale poter usare le tecniche più potenti non solo per togliere energia all'avversario, ma anche per ripulire l'area dagli scagnozzi di supporto, in alcuni momenti più pericolosi dei boss stessi.
I momenti più deboli sono le rare corse a ostacoli, che richiedono di evitare trappole o spaccare ostacoli. Si superano abbastanza facilmente, ma non sono mai davvero a fuoco e sembrano sempre messe per fare numero. Del resto anche nell'originale i pochi salti erano uno strazio, quindi possiamo considerarla quasi una citazione.
L'eredità della serie
Chiaramente Double Dragon Revive non è solo un picchiaduro tra i tanti, ma è l'erede di una serie di lunghissimo corso, cui gli appassionati guardano con particolare attenzione. Quindi sono moltissime le citazioni degli altri capitoli, di cui vengono riprese anche molte idee per il design delle mappe, naturalmente ampliate. Ad esempio, la trama parte da Double Dragon, con l'apparente rapimento di Marian e l'avventura comincia nei bassifondi o, per fare un altro esempio, il livello finale riprende le statue con lance e le trappole con massi dell'ultimo livello del primo capitolo.
In giro si trova anche un coin-op di Double Dragon 3, e per i nemici si sono ripresi sia quelli classici, come ad esempio l'immancabile Abobo o il simpatico Burnov (con tanto di polverizzazione post mortem), ma se ne sono introdotti anche di nuovi, tra maestri di spada e guardie con scudi di contenimento (che comunque riprendono quelli di capitoli precedenti, almeno idealmente). I boss sono invece sempre quelli: Roper, Williams, Linda, Willy e tante altre presenze immancabili in un Double Dragon, ciascuno con la sua tecnica speciale.
A livello narrativo non c'è molto da dire: la storia ruota attorno al Sou-Setsu-Ken, il potere dei fratelli Lee e di Marian, e a un complotto per rubarlo. Non siamo a livello di elettroencefalogramma piatto, ma poco ci manca. Del resto, va bene così. Per parafrasare John Carmack, la trama in un Double Dragon è come la trama in un film porno. Ti aspetti che ci sia, ma in fondo non serve a niente, se non a fare da collante per i livelli.
Grafica e considerazioni finali
Anche dal punto di vista tecnico Revive è stato una sorpresa. Detto sinceramente, filmati e immagini promozionali non ci avevano convinti per niente, come accennato nell'introduzione. In realtà Yuke's ha fatto un ottimo lavoro e vedere il tutto in movimento durante il gameplay fa davvero un altro effetto. Non parliamo di un gioco ricchissimo dal punto di vista visivo e alcuni elementi sono sinceramente un po' rozzi, in particolare i già citati livelli con ostacoli da evitare che sono davvero asciutti dal punto di vista scenografico, probabilmente per non appesantirne la leggibilità.
Detto questo, la maggior parte delle aree visitabili è piccola e piena di oggetti interattivi e decorativi, i modelli dei personaggi sono adeguati e meno plasticosi di quello che pensavamo e la scelta di affidare i momenti puramente narrativi a delle immagini quasi statiche è azzeccatissima, visto che aiuta a mantenere le distanze dai modelli 3D, che visti da vicino e usati per la narrazione sarebbero stati inadeguati. Molto ricchi anche gli effetti speciali, in particolare quelli dei colpi speciali, che sono caratterizzati da animazioni spettacolari e uniche.
In linea generale, possiamo affermare che Double Dragon Revive ci è piaciuto moltissimo, tanto da vederlo come uno dei migliori esponenti del suo genere in senso assoluto. Per la recensione lo abbiamo finito tre volte con tre personaggi, dei quattro disponibili: inizialmente si possono scegliere solo Billy e Jimmy Lee, ma nel giro di pochi livelli si sbloccano Marian e Ranzo.
Completare il gioco una singola volta non è un affare lunghissimo, visto che si parla di circa quattro ore, ma la natura arcade di Revive lo rende tranquillamente rigiocabile, tra livelli di difficoltà selezionabili, i già citati personaggi multipli e la possibilità di affrontarlo in cooperativa locale od online con un'altra persona. Certo, ci sarebbe piaciuto qualcosa di più, da questo punto di vista, ma l'esperienza in sé rimane comunque valida.
Conclusioni
Double Dragon Revive è stato una vera sorpresa: è il classico gioco da cui non ci aspettavamo molto, per poi scoprire che lo avevamo ingiustamente sottovalutato. L'opera di Yuke's è un'evoluzione intelligente non solo della serie cui appartiene, ma anche dell'intero genere dei picchiaduro a scorrimento, nonché un titolo davvero appagante nei suoi elementi essenziali, che pecca solo per la mancanza di modalità extra. Per il resto è davvero un ottimo Double Dragon, da vivere un pugno alla volta.
PRO
- Sistema di combattimento semplice, ma vario
- Otto livelli pieni di elementi interattivi
- Feedback dei colpi
CONTRO
- Manca qualche modalità extra
- Le corse a ostacoli non sono granché