1

NVIDIA RTX6000D, il chip “made for China” che non conquista i giganti tech

Pensato per aggirare le restrizioni USA e garantire alla Cina accesso a GPU di fascia alta, il nuovo RTX6000D di NVIDIA fatica a trovare acquirenti.

NOTIZIA di Simone Lelli   —   16/09/2025
NVIDIA

Doveva essere la risposta di NVIDIA al blocco delle esportazioni di chip più avanzati verso la Cina, ma l'esordio della RTX6000D non sta rispettando le previsioni. Secondo fonti vicine ai tavoli di procurement, colossi come Alibaba, Tencent e ByteDance stanno evitando di piazzare ordini importanti. Il motivo? Una combinazione di fattori: un listino da circa 50.000 yuan (7.000 dollari) e prestazioni che, nei test preliminari, non reggono il confronto con schede come la RTX5090, ufficialmente bandita ma facilmente reperibile sul mercato parallelo a meno della metà del prezzo.

Perché non convince

La RTX6000D è basata sull'architettura Blackwell e offre 1.398 GB/s di banda di memoria, appena sotto il tetto imposto da Washington. NVIDIA l'ha presentata come una soluzione di compromesso per applicazioni di AI inference, ma il rapporto prezzo-prestazioni appare sbilanciato. In sostanza, le aziende possono accedere a schede più potenti - seppur in modo non ufficiale - con un esborso molto minore.

NVIDIA cresce più del previsto, ma le borse temono un calo della domanda IA e le politiche cinesi NVIDIA cresce più del previsto, ma le borse temono un calo della domanda IA e le politiche cinesi

Se l'interesse verso la RTX6000D resta tiepido, cresce invece la curiosità attorno ad altri chip della stessa famiglia. L'H20, ri-autorizzato dagli USA a luglio dopo il bando di aprile, non è ancora arrivato sul mercato a causa di questioni logistiche e normative. Nonostante usi la meno recente architettura Hopper, vanta una larghezza di banda quadrupla rispetto al nuovo modello (4 TB/s).

Ancora più attese sono le mosse sul B30A, sempre basato su Blackwell, che potrebbe offrire fino a sei volte la potenza dell'H20 a un prezzo doppio. Tuttavia, la sua commercializzazione dipende dal via libera di Washington, rendendo il chip un'incognita.

Un mercato in fermento

La vicenda si inserisce in un quadro di forte tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina. Da un lato, l'amministrazione americana mira a contenere l'avanzata di Pechino sull'intelligenza artificiale. Dall'altro, il governo cinese spinge i propri campioni tecnologici a puntare su soluzioni domestiche, anche sacrificando performance. A complicare il quadro, Pechino ha recentemente accusato NVIDIA di violazioni delle norme antitrust, aumentando le incertezze sulla posizione dell'azienda nella seconda economia mondiale.

Jensen Huang, CEO di NVIDIA
Jensen Huang, CEO di NVIDIA

Il raffreddamento del mercato cinese ha colto di sorpresa anche gli analisti di Wall Street. JPMorgan e Morgan Stanley avevano previsto una produzione compresa tra 1,5 e 2 milioni di unità entro fine 2025. Ma i segnali attuali fanno pensare che la domanda effettiva sarà ben più bassa, lasciando NVIDIA in una posizione delicata: produrre meno chip significherebbe ridurre le economie di scala, produrne troppi rischierebbe invece di gonfiare gli stock.