Nintendo è davvero entrata in una nuova era, quella della gestione Furukawa: Donkey Kong Bananza, in esclusiva per Switch 2, sarà pubblicato il 17 luglio, sei giorni dopo il decimo anniversario della scomparsa di Iwata. Ieri è stato mostrato un Direct tematico sul gioco che ha svelato tantissimi segreti e dettagli di questo ispiratissimo progetto.
Come avevamo intuito dalle parole di Miyamoto, Nintendo ormai punta a realizzare dei classici da trenta milioni di copie, da pubblicare (circa) ogni tre anni. Non sappiamo se Donkey Kong Bananza riuscirà nell'intento, ma indubbiamente è stato pensato, progettato e sviluppato nell'ottica di riportare il brand dello scimmione nell'Olimpo del Videogioco, assieme a The Legend of Zelda e Super Mario, dando vita a un'opera che possa definire l'estetica e l'identità del marchio per più di cinque anni.
Donkey Kong Bananza rilancia la serie con la limpida ambizione di un potenziale capolavoro. Analizziamone le caratteristiche svelate finora.
Un classico Nintendo
Non è stato ufficializzato lo sviluppatore di Donkey Kong Bananza, ma è sempre più probabile, per i valori produttivi e l'impostazione del titolo, che possa coinvolgere EPD 8, il team di Tokyo, quello presieduto da Yoshiaki Koiuzumi, misteriosamente assente, finora, dai piani inerenti a Switch 2 (dopo essere stato l'assoluto protagonista della presentazione, e dell'ideazione, del predecessore).
Nintendo sta cambiando, dicevamo: una delle "ossessioni" di Koizumi, limitata spesso da Miyamoto, è quella di portare storie più ramificate nelle produzioni Nintendo. Col maestro ormai occupato da Parchi Tematici e film, e presumibilmente ammorbidito sul tema dalla creazione di quest'ultimi, Koizumi può dare sfogo alle sue visioni.
Nintendo sta investendo molto sulle animazioni, necessarie a rendere maggiormente vitali i suoi personaggi, come ampiamente apprezzato anche in Mario Kart World. Ma Donkey Kong Bananza fa un passaggio in più: nessun titolo Nintendo è mai somigliato così tanto a un cartone animato: lo si percepisce dal doppiaggio, dalla maggiore cura dei personaggi, dalle musiche, dalle canzoni.
L'approccio di Nintendo ai suoi brand sta cambiando e Donkey Kong Bananza è un fulgido esempio di quanto stia curando l'elaborazione dei suoi nuovi Classici: alcune opere d'epoca Switch hanno definito le rispettive saghe per quasi dieci anni. Questi nuovi videogiochi faranno altrettanto, con la grande, enorme differenza che sono stati progettati con quest'intento.
Donkey Kong e Pauline al centro della Terra
Come purtroppo aveva erroneamente anticipato Nintendo Korea, la strana roccia purpurea che accompagnava Donkey Kong nelle demo, altri non è che una piccola Pauline, futura sindaca di New Donk City. Donkey Kong Bananza è ambientato a Lingottisola, dove sono presenti delle Banane d'Oro, di cui il gorilla è palesemente ghiotto; purtroppo cotante ricchezze non hanno attirato soltanto la gola del primate, ma anche le mire della bramosa Void Company, composta da vari Kong maligni (Grumpy, Poppy, il pipistrelloide Void, e altri). La caricatura di una multinazionale che tenta di assoggettare le ricchezze di Lingottisola, e ci riesce. Mentre la Void Co. si appropria del territorio e lo soggioga, una tempesta trasporta Donkey Kong sottoterra.
Qui incontra la roccia/Pauline e assieme devono dirigersi al centro della Terra, in un'avventura à la Jules Verne: una volta raggiunto il nucleo, la leggenda narra che si possa esprimere qualunque desiderio. Pauline, qui tredicenne aspirante cantante, vorrebbe tornare in superficie; Donkey Kong vorrebbe semplicemente ingozzarsi di banane. Purtroppo per loro, anche la Void Company è interessata a raggiungere il Centro della Terra e ha bloccato i passaggi ai piani inferiori.
La storia non è certamente complessa, ma sembra curata: nella struttura e nella narrazione, ben più dei soliti platform Nintendo. La coppia Donkey Kong/Pauline, inoltre, garantisce un potenziale sia comico che drammatico: ci aspettiamo siparietti che puntino sia sull'umanità della seconda e la bestialità del primo, sia delle situazioni in cui il gorilla dovrà anteporre l'affetto per la piccola Pauline alla sua ingordigia.
È quanto di più simile a un cartone animato Nintendo abbia mai proposto (lo ribadiamo) e difatti la coppia ricorda da vicino le dinamiche di Ralph e Vanellope in Ralph Spaccatutto (il che è curioso, considerando che lo stesso Ralph era palesemente ispirato a Donkey Kong). Restando in ambito Nintendo, è obbligatoria una citazione al duo Yoshi/Baby Mario, nel magnifico Yoshi's Island.
Un action/platform sandbox
Il gioco potremmo definirlo un platform 3D con una forte componente action/sandbox, visto che Donkey Kong, oltre a raccogliere (tanti) collezionabili, può anche distruggere tutto ciò che lo circonda.
Lo stage, sì: Donkey Kong Bananza è suddiviso in livelli, in "piani" per l'esattezza, che scenderanno sempre di più nelle profondità di Lingottisola. Il gorilla può menare, rotolare, saltare, schiaffeggiare; strappare pietre dalla roccia e scagliarle. Può frantumare praticamente qualsiasi cosa, anche se ogni sua mossa sarà declinata in base al materiale trattato, che influenzerà parecchio l'avventura: alcuni saranno maggiormente distruttibili e malleabili, altri più resistenti.
All'interno di questi stage, l'intento principale è quello di debellare le protezioni di Void Co. per avvicinarsi al Centro della Terra, e per farlo è necessario raccogliere Gemme di Banandium (le Lune di Super Mario Odyssey, in pratica). Ci sono tanti altri oggetti da raccogliere: dei Gettoni Banandium, dei Vinili per ascoltare musica, dei Fossili da scambiare per vestiti. Vestiti che poi andranno a influenzare i poteri e non solo l'aspetto sia di Pauline che di Donkey Kong.
Proseguendo nel gioco si ottengono punti abilità, in modo del tutto inusitato per un'opera di Nintendo, da utilizzare per aumentare le capacità del gorilla. Vedremo quanto lo sviluppo dei poteri sarà lasciato in mano all'utente e quanto invece sarà guidato. Esistono anche delle trasformazioni, scaturite dal canto di Pauline e temporanee (consumano dell'Oro), che mutano Donkey Kong in Bananza Kong (più forte e distruttivo), in Zebra (può correre sull'acqua) e Struzzo (vola e lancia uova dall'alto).
Infine le Rovine, che contengono delle Sfide di vario genere, in un mondo a parte, scisso dallo stage principale. Qui ci sono delle fasi puramente e unicamente platform (anche a scorrimento orizzontale), altre a bordo di carrelli, altre in cui bisogna superare degli ostacoli o distruggere tutto.
Ecco, Donkey Kong Bananza raggiungerà l'eccellenza soltanto amalgamando bene tutti questi elementi. Le sfide non dovranno apparire totalmente distaccate dallo stage, così come l'esplorazione dovrà inglobare i poteri distruttivi del protagonista.
Multiplayer e altre modalità
Visto l'eccellente lavoro sui protagonisti, per quanto concerne caratterizzazione e animazioni, era impensabile che Nintendo potesse non inserire la Modalità Foto, che ormai sembra divenuta una costante: e infatti, come in Mario Kart World, è presente anche qui. Le espressioni di Donkey Kong sono davvero deliziose, per cui potrebbe essere apprezzata più del solito.
Un'altra modalità secondaria molto interessante, potenzialmente vendibile anche come minigioco autonomo, è DK Artist: qui l'utente, col Joy-Con a mo' di mouse, può scolpire e modellare della roccia, e poi dipingerla, ottenendo dei risultati potenzialmente - stando al trailer - molto piacevoli.
Oltre al supporto agli amiibo, e la presentazione di una statuetta con Donkey Kong e Pauline, Nintendo - com'è tipico per lo studio di Tokyo - ha inserito anche una modalità multiplayer. È fruibile sia dalla stessa console, dividendo i Joy-Con, sia col GameShare, che supporta sia Switch che Switch 2. In questo caso il secondo utente, muovendo un mirino (anche in questo caso, idealmente col Joy-Con Mouse) può scagliare delle rocce utilizzando Pauline, e può addirittura mutarne la composizione inquadrando i diversi materiali dello scenario (una specie di "Contagocce" di Photoshop).
Considerazioni finali
Donkey Kong Bananza è la prima, grande opera Nintendo della nuova era. È impossibile non notare i cambiamenti: per possibilità tecniche e decisioni estetiche, si tratta del videogioco più simile a un cartone animato che abbiano mai creato. E questo comporta un'anomala attenzione, per Nintendo, nei riguardi di caratterizzazione, storia e narrazione.
Le animazioni sono straordinarie, e la cura complessiva del titolo pare eccellente: dal doppiaggio alle musiche. Riguardo a queste ultime, oltre a presentare più di una traccia cantata, abbiamo riconosciuto due pezzi provenienti dall'epoca SNES e Nintendo 64 (sì, il vituperato DK Rap).
Molti dei millennial cresciuti con Nintendo sono ormai genitori: inquadrando la situazione in modo romantico, sarà una maniera bellissima per approcciare assieme il mondo Nintendo, con la piccola Pauline portata in groppa da Donkey Kong. A livello di marketing ha altrettanto senso, perché Nintendo ha sempre dovuto convincere i genitori per giungere ai figli, e adesso i genitori sono essi stessi giocatori: per chi si trova in una situazione simile, avventurarsi in Donkey Kong Bananza sarà un'esperienza potenzialmente catartica.
Questa nuova Nintendo ha la consapevolezza e la maturità di puntare alla creazione di Classici: il contesto visivo e sonoro di Donkey Kong Bananza presuppone un rilancio roboante del brand, e un approccio rinnovato al videogioco da parte dell'azienda, più attento alla presentazione, alle animazioni, alla caratterizzazione dei personaggi e alla storia.
È assurdo da dire per un gioco Nintendo, ma il principale dubbio che abbiamo su quest'opera è il gioco stesso. I singoli elementi sembrano molto convincenti, ma a volte paiono disconnessi tra loro, e non ci è chiarissimo quale sia il "core loop" dell'avventura.
Se Nintendo riuscirà ad armonizzare le tante anime di Donkey Kong Bananza, se distruggere il terreno non sarà un'attività soltanto parallela, ma virtuosamente integrata all'esplorazione dei livelli, allora il 17 luglio uscirà uno dei candidati principali a divenire "gioco dell'anno".