"Ce l'ha fatta! Quel figlio di pu**ana ce l'ha fatta!", gridava il presidente Thomas Whitmore in una memorabile scena di Independence Day, e la mia reazione all'annuncio delle vendite record di Battlefield 6 è stata per certi versi simile.
Magari meno ingenerosa, del resto lì un tizio che tutti prendevano per pazzo si era appena schiantato contro un'astronave aliena per dare al mondo una possibilità, ma simile. E chissà qual è stata invece la reazione fra i dirigenti di Activision e Microsoft, che quei dati li aspettavano e li temevano.
L'annuncio ufficiale di Electronic Arts parla di oltre sette milioni di copie nei primi tre giorni, una roba che Battlefield non è mai stato in grado di fare; e poi ancora 172 milioni di partite giocate, quindici milioni di ore guardate in streaming: mica male per un franchise che fino a pochi mesi fa molti davano per spacciato.
E adesso sì, si può dire: Call of Duty trema per davvero, perché raramente il mercato si concede a due competitor contemporaneamente, specie quando si tratta di esperienze che consumano tempo. Gli appassionati hanno scelto? Lo scopriremo esattamente fra un mese.
Eppure non tutto è andato per il verso giusto
Chi vince ha ragione, si suol dire, e nel caso di Battlefield 6 i dati di vendita parlano chiaro, mettendo a tacere anche le perplessità espresse da una parte della stampa internazionale in merito a una campagna dimenticabile, già vista e già sentita, piena di soluzioni ormai datate.
Inevitabilmente è però il comparto multiplayer a tenere banco, e lì non si discute: in tale frangente Battlefield 6 è il miglior episodio dai tempi del quarto capitolo. Un ritorno alle origini nel senso più positivo del termine, capace di combinare il ritmo più moderno e fluido con quella dimensione strategica e corale che è sempre stata il marchio di fabbrica della serie.
Le mappe di lancio sono un ottimo biglietto da visita: perlopiù urbane, ricche di choke point e di verticalità, ma anche abbastanza ampie da permettere scontri su più livelli. Si passa dai vicoli del Cairo all'ombra del Ponte di Manhattan, fino alla splendida Gibilterra, tutta stradine tortuose e punti panoramici da sfruttare con astuzia.
Sul fronte delle meccaniche, il ritorno alle quattro classi classiche (assalto, geniere, supporto e ricognitore) rappresenta una scelta felice. DICE concede maggiore libertà nel loadout, permettendo di usare qualunque arma a prescindere dal ruolo. Una decisione controversa, ma intelligente: evita che tutti scelgano la stessa classe "meta" e spinge a costruire il proprio soldato ideale in base alla mappa e alla situazione.
E ora, come detto, la parola passa a Call of Duty: Black Ops 7, che punta su di un cast importante per una campagna dalle indubbie potenzialità, e che durante la beta ci ha restituito la sensazione di un episodio solido, veloce e frenetico, ma niente più di questo. Basterà? Parliamone.