Di recente il New York Times ha riportato alcuni documenti interni che avrebbero fatto pensare a una vera e propria rivoluzione di Amazon. Il team di robotica punta infatti ad automatizzare il 75% delle operazioni dell'azienda per risparmiare più di 12 milioni di dollari entro il 2027. Questa notizia desta sicuramente una certa preoccupazione, sebbene una portavoce di Amazon abbia voluto chiarire la faccenda rilasciando delle dichiarazioni a The Verge. I documenti trapelati sono parziali e non rappresenterebbero la realtà, secondo Kelly Nantel. In concomitanza, nelle ore successive, Amazon ha annunciato Blue Jay e Project Eluna. Vediamo meglio cosa sono e come funzionano.
Blue Jay, il robot che collabora con l’umano
Secondo quanto affermato da Tye Brady, chief technologist di Amazon Robotics, l'obiettivo dell'azienda è quello di creare un'esperienza migliore sia per i dipendenti che per i clienti. Blue Jay viene definito come un aiuto extra in grado di assistere i lavoratori, aiutandoli con le attività ripetitive e, soprattutto, con azioni che richiedono di allungarsi o sollevare oggetti, riducendo quindi lo sforzo fisico. Si tratta di più bracci robotici che possono eseguire diverse azioni contemporaneamente.
Questa novità è già in fase di test in uno stabilimento e, secondo quanto confermato, è in grado di prelevare, immagazzinare e consolidare il 75% di tutti gli articoli. Project Eluna, invece, è un sistema di intelligenza artificiale (un agente IA, in poche parole), in grado di estrarre dati storici da un edificio per anticipare i colli di bottiglia, garantire il regolare svolgimento delle operazioni e ragionare su situazioni complesse, offrendo suggerimenti e riducendo il carico cognitivo.
"I responsabili delle operazioni monitorano costantemente decine di dashboard mentre rispondono a guasti tecnologici, riassegnano risorse e prendono decisioni rapide. Project Eluna agisce come un ulteriore membro del team, contribuendo a ridurre il carico cognitivo", si legge.
La nostra riflessione
Secondo Amazon, la priorità è garantire ai dipendenti uno spazio di lavoro più sicuro. Un vostro commento, in particolare, ha attirato la nostra attenzione: "Di per sé non sarebbe un male se i lavori pesanti e noiosi li facessero le macchine". Da qui sorge una riflessione.
Supponendo che il futuro del lavoro non porti a una totale sostituzione degli esseri umani con i robot, e immaginando ambienti più intelligenti e funzionali dove possano coesistere, ci siamo posti una domanda. E se i robot potessero ridurre i rischi sul lavoro o, semplicemente, agevolare eventuali azioni che a lungo andare potrebbero compromettere la salute delle persone?