2

The Lift, abbiamo provato il simulatore di tuttofare tra Prey e House Flipper

Sistemare tutto è una faccenda seria, specie quando sei in una base segreta e devi anche capire perché ti hanno lasciato lì a morire. Ecco The Lift: Supernatural Handyman Simulator, il nuovo videogioco di Fantastic Signals.

PROVATO di Fabio Di Felice   —   16/09/2025
Questo simpatico tuttofare è il protagonista di The Lift

Siamo in ascensore, diretti verso il nostro primo giorno di lavoro in una stramba base segreta di cui non sappiamo molto. Il viaggio è lungo e allietato da un filmato di orientamento che ci racconta la storia della base e quali saranno le nostre mansioni. Tra il dire e il fare c'è di mezzo una lampadina che si fulmina proprio durante la spiegazione. Chi ha costruito questa base dev'essere molto pignolo, perché nel momento in cui la luce dell'ascensore se ne va, tutto si blocca: una lampada di emergenza tinge tutto di rosso. Per proseguire bisogna sostituire la lampadina. Ed ecco che il tutorial da teorico diventa pratico. Apriamo la plafoniera, svitiamo il bulbo fulminato e lo sostituiamo. L'ascensore riparte, ma solo per fermarsi poco dopo: c'è da cambiare un fusibile. Cacciavite alla mano, smontiamo il pannello, osserviamo il circuito, pieghiamo i fili, sostituiamo i componenti inutilizzabili e via. Capiamo quale sarà il nostro destino di tuttofare prima ancora che il tutorial finisca.

Nei primi momenti di The Lift: Supernatural Handyman Simulator è già racchiuso in nuce molto di quello che gli sviluppatori di Fantastic Signals vogliono raccontare. Prima della nostra prova abbiamo assistito alla presentazione del progetto e fatto due chiacchiere con loro. The Lift è l'unione di tante influenze, che arrivano soprattutto dal gusto est europeo dello studio, un team di una trentina di persone con talenti provenienti dalla Lettonia e dalla Serbia. Alcuni di loro hanno lavorato sulle atmosfere opprimenti di Pathologic 2, mentre il direttore artistico ha in precedenza messo la sua firma su Ori and the Will of the Wisps. Due videogiochi agli antipodi, ma è proprio da questo contrasto che nasce lo stile di The Lift: all'apparenza colorato, con un'anima cozy uscita direttamente da House Flipper (una delle influenze più chiare), ma sotto sotto crudo, come la sci-fi dei fratelli Strugackij, gli autori di Picnic sul ciglio della strada e Lunedì inizia sabato, il romanzo che è un po' la genesi di The Lift.

A volte basta un cacciavite... e a volte no
A volte basta un cacciavite... e a volte no

"Il DNA del nostro videogioco è quello di un immersive sim, pur non essendolo. Ma Prey è stata una delle nostre più grandi ispirazioni". Dentro The Lift c'è in effetti tanto del videogioco di Arkane, soprattutto per il suo carattere misterioso, "eerie" come lo definiscono loro. C'è un grande segreto che consuma questa base ormai abbandonata, e il suo repentino svuotarsi ha lasciato indietro un mucchio di cose da aggiustare e delle strane entità aliene. E il tuttofare, ovviamente.

Capire, aggiustare ed esplorare

The Lift ha tre azioni che lo descrivono perfettamente: capire, aggiustare ed esplorare. Il nostro tuttofare si sveglia dopo essere stato criogenizzato per chissà quanto tempo e, quando apre gli occhi, si ritrova da solo. È successo qualcosa, e adesso la base è disabitata e in pessime condizioni. E noi siamo esseri umani con il bisogno di sciogliere questo grande mistero che ha ridotto il nostro posto di lavoro in un luogo fantasma, ma siamo soprattutto degli aggiustatutto. Ed è più forte di noi: la nostra devozione al mestiere, la vocazione, ci impone di mettere a posto le cose.

Qualcuno con cui scambiare due chiacchiere c'è, perlopiù robot che ci affidano missioni secondarie
Qualcuno con cui scambiare due chiacchiere c'è, perlopiù robot che ci affidano missioni secondarie

Porte incastrate, sedie e poltrone disallineate, interruttori che non funzionano più, lampadine fulminate, viti allentate e chi più ne ha, più ne metta. Dio solo sa come il tempo e il disastro che l'ha investita abbiano ridotto questa base, una volta simbolo di tecnologia e benessere. Lo stile art déco del tutto, a tratti, rimanda inevitabilmente alle grandi sale di Rapture, l'immaginaria città subacquea progettata da Andrew Ryan in BioShock.

Aggiustare tutti questi piccoli danni è semplice, basta avere gli strumenti giusti e le parti di ricambio. Poco dopo l'inizio troviamo un cacciavite multiuso che ci permette di smontare grate, avvitare meglio i componenti o rimuovere ciò che va sostituito. Per farlo, però, bisogna anche recuperare viti nuove, lampadine funzionanti, cavi elettrici e alimentatori. Prima o poi, tra una finestra rotta e un ventilatore che non gira come si deve, ci ritroveremo faccia a faccia con un macchinario. È questo il momento in cui The Lift diventa un puzzle game, in cui bisogna anzitutto capire come funzionano i dispositivi. Spesso troviamo attaccate al muro delle istruzioni che indicano precisamente i passi da seguire per rimetterli in funzione, ma quasi sempre serve mettere le mani in pasta e procedere per tentativi. C'è una ritualità ben precisa: leve da tirare e parti da muovere rigorosamente a mano, prima di vederle riprendere vita.

Spazzare via le entità aliene fa parte dei compiti del tuttofare
Spazzare via le entità aliene fa parte dei compiti del tuttofare

Questo diventa ancora più complesso perché il videogioco è una sci-fi retrofuturista, e alcune macchine non sono immediatamente riconoscibili. Per esempio, c'è un aggeggio che produce energia a partire da alcune api semi robotiche, capaci di generare una sorta di miele tecnologico dai mille usi. Nella seconda parte della demo abbiamo scoperto che questo carburante, oltre ad alimentare diverse macchine, serve anche per apprendere i progetti che ci consentono di fabbricare direttamente pezzi di ricambio, oppure come fonte energetica per far funzionare l'aspirapolvere spaziale, lo stesso che ci permette di risucchiare le entità aliene.

Tra bulloni e alieni

Non è proprio vero che nella base non sia rimasto nessuno a parte noi. Ci sono alcuni interlocutori con cui comunichiamo tramite un interfono montato nella parete dell'ascensore, e dei robot amichevoli a cui piace chiacchierare e che ci assegnano missioni secondarie. E poi, soprattutto, ci sono le entità aliene: per ora le abbiamo conosciute solo come una strana melma scura che cresce sulle pareti e ha la brutta abitudine di bloccare passaggi e accessi a macchine e circuiti. Inizialmente non possiamo fare molto per liberarcene, e questo ci impedisce di accedere ad alcuni puzzle e di riportare allo splendore i luoghi che visitiamo. A tal proposito, nella parte superiore dell'interfaccia c'è una barra di progressione che indica a che punto siamo con le riparazioni di ogni piano della base. È per questo che le entità melmose sono il nemico numero uno di The Lift: ci impediscono di portare a termine il lavoro.

A volte bisogna imparare a parlare la lingua di questi bestioni per azionarli
A volte bisogna imparare a parlare la lingua di questi bestioni per azionarli

In una parte più avanzata del gioco abbiamo avuto accesso a un macchinario capace di risucchiare questi esseri alieni, così da raggiungere finalmente molti dei punti prima inaccessibili. Un po' come in un Metroidvania, si sono aperte nuove strade: macchinari che danno energia a zone inedite, porte chiuse che si sbloccano, ascensori che tornano a funzionare. Questo aspira-alieni funziona grazie a un piccolo serbatoio di energia che, una volta esaurito, va ricaricato presso un apposito macchinario: una sorta di arnia abitata dalle api elettroniche di cui vi abbiamo già parlato.

Sono i frangenti in cui l'ispirazione a Prey viene fuori con forza ed emerge quell'atmosfera "eerie" tanto cara agli sviluppatori. The Lift non è un videogioco horror, ma ha quel fascino misterioso, all'apparenza ostile, che suggerisce che qualcosa di terribile sia accaduto alle persone che abitavano la base. Il tutto senza mai diventare opprimente, e senza cancellare quello strambo buonumore che arriva dalle endorfine per il completamento della barra di progressione e per la vista del piano che si illumina sempre di più man mano che sistemiamo tutto. Quella sensazione ancestrale di restaurare il bello, che funziona così bene in House Flipper o in PowerWash Simulator.

È possibile imparare dei progetti per fabbricarsi da soli i pezzi di ricambio
È possibile imparare dei progetti per fabbricarsi da soli i pezzi di ricambio

Se tutto questo ci ha divertiti e sorpresi, l'unico aspetto che ci ha lasciato qualche dubbio è l'insistenza piuttosto marcata sui puzzle legati ai circuiti elettronici. Nelle due ore in compagnia del nostro tuttofare ne abbiamo sistemati moltissimi, ognuno con pezzi ben precisi per aggiustarlo, ma con un'idea di fondo sempre uguale: collegare un punto A a un punto B usando cavi, trasformatori e alimentatori di forme e dimensioni diverse. Le prime volte è divertente, poi tende a ripetersi, anche perché è necessario attivare molti macchinari e distributori automatici di pezzi di ricambio per restaurare completamente un piano.

L'idea di inserire horror e mistero all'interno della dimensione quotidiana del lavoro è intrigante, e perfettamente in linea con la visione distopica sci-fi delle fonti d'ispirazione. "Una persona esiste per lavorare", recita il filmato d'orientamento che ascoltiamo nell'ascensore, prima di sprofondare in un lungo sonno che ci catapulta in questo strano contesto lavorativo. E forse è già in quel messaggio disumanizzante che inizia la vera storia dell'orrore che The Lift vuole raccontare. Non solo quella delle entità che si attaccano alle pareti e ci impediscono di scoprire la verità, ma quella degli alieni che ci impediscono di lavorare e quindi - secondo la distorta ottica di questa base segreta - di esistere. E allora la risposta è una sola: riportare la base all'antico splendore e riprendere a esistere. The Lift ha ancora davanti a sé un percorso lungo (l'uscita è prevista nel corso del 2026), ma la sua idea intrigante e il modo in cui mescola mistero e quotidiano ci sono piaciuti molto.

Cos'altro deve fare un tuttofare in una base semi distrutta da un attacco alieno? Sistemare tutto ciò che non funziona, capire come riportare al massimo splendore il proprio posto di lavoro e, magari, scoprire perché sia finito in quel guaio. Rigorosamente in quest'ordine. The Lift mescola con intelligenza le dinamiche di restaurazione che tanto abbiamo amato in House Flipper e PowerWash Simulator con un'atmosfera misteriosa che richiama da vicino Prey e BioShock. Le meccaniche sono originali, i puzzle dei macchinari stimolanti, e l'idea di fondo è affascinante. C'è ancora del lavoro da fare per limare incertezze tecniche e un'interfaccia non sempre all'altezza, ma quante belle idee!

CERTEZZE

  • Due generi molto diversi, fusi insieme alla grande
  • Aggiustare le cose è divertentissimo
  • La soddisfazione di vedere un posto restaurato

DUBBI

  • Già dopo un paio d'ore i puzzle dei circuiti elettrici si ripetono
  • L'equilibrio tra cozy game e avventura è sottile. Riusciranno a mantenerlo?